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26.04.2016 - Notizia della settimana
SIAMO ALLE SOLITE
Sono decenni che la Giustizia italiana non funziona in conseguenza della eccessiva durata dei processi civili e penali, tanto da subire le critiche e anche le condanne in sede europea. Sono stati effettuati interventi nel corso degli anni (Giudice di Pace, Giudice monocratico, depenalizzazioni e così via) e, ogni volta, l'intervenuta modifica è stata presentata dai governanti di turno come risolutiva del problema. Purtroppo non è stato cosi, ma era prevedibile, sia perché' tali misure non erano intrinsecamente efficaci, sia perché' era indubbiamente impossibile risolvere un problema di così vasta portata con interventi parziali anziché' con una riforma organica.
Vista l’inutilità delle riforme adottate il nostro lungimirante legislatore ha pensato, allora, con una perspicacia davvero degna di miglior causa, di aumentare a dismisura e irragionevolmente, sia nel settore civile che in quello amministrativo, le spese di giustizia (alias d’ingiustizia), cosi da porre il cittadino medio di fronte al dilemma se tutelare, comunque, i suoi diritti lesi sopportando un onere economico pesante oppure soprassedere, tenendo per se' il conseguente senso di frustrazione e la sfiducia nelle Istituzioni.
Ma evidentemente tutto ciò non era sufficiente e così si è pensato di infierire ulteriormente nei confronti di chi si azzarda, magari non avendo la certezza (ma chi mai ce l’ha) di un risultato positivo del giudizio.
E' di questi giorni la notizia che in un prossimo decreto legge il Governo, oltre ad altre misure, quale ad esempio l’obbligatorietà del rito sommario di cognizione per tutte le cause di competenza del Giudice Unico, ha intenzione di prevedere la condanna d' ufficio, per la parte che agisce o resiste in giudizio con malafede o colpa grave, ad una sanzione pecuniaria compresa tra un minimo di euro 1000,00 e un massimo di euro 10000,00.
E' evidente l'obiettivo perseguito di creare un deterrente all'esperimento delle azioni giudiziarie, visto che non si riesce a risolvere diversamente il problema della lentezza della Giustizia italiana. Prima sono stati aumentati a dismisura i costi per adire i Tribunali e ora, evidentemente non soddisfatti del risultato raggiunto, pensano bene di infierire ulteriormente nei confronti di chi, magari sostenendo una tesi apparentemente ardita ma che poi nel tempo potrebbe creare giurisprudenza, ha la " colpa grave " di aver adito imprudentemente le sedi giudiziarie.
Così facendo, però, si va sempre più a limitare il sacrosanto diritto dei cittadini, costituzionalmente riconosciuto, di veder tutelati i loro diritti lesi ed il tutto avviene nella più totale indifferenza della collettività, forse non consapevole che si va sempre più verso un sistema, che consentirà la tutela giudiziaria soltanto alle persone che vivono in condizioni agiate.
Ma tutto ciò non sta bene a chi, come gli Avvocati, avverte profondamente l’esigenza che tutti abbiano pari diritto di veder tutelati giudizialmente i loro diritti. Sarà opportuno che i nostri organi rappresentativi, a livello nazionale e anche territoriale, facciano sentire, con autorevolezza e fermezza, la loro voce, a tutela di principi inderogabili di civiltà di uno Stato, ossia la possibilità concessa in concreto a tutti di ricorrere al Giudice per tutelare i diritti lesi, senza limitazioni riconducibili alle condizioni economiche dei cittadini.
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PAOLO NESTA