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13.04.2015 - Notizia della settimana
Il SEGNO DEI TEMPI
Stiamo vivendo in un'epoca estremamente difficile, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto sotto il profilo sociale. I valori, trasmessi dai nostri genitori e che hanno costituito la stella polare della nostra crescita, con il trascorrere del tempo si sono sempre piu' affievoliti, fino a scomparire quasi del tutto.
E' questa l'epoca della "rottamazione" ( che termine volgare), della concorrenza sfrenata in ogni settore, spesso a scapito della qualita', dell'incertezza assoluta su cio' che e'giusto oppure non lo e', della pretesa di poter fare tutto e il suo contrario, in nome di un errato concetto di liberta'.
In questo contesto e' maturata la tragica vicenda del Tribunale di Milano che ha visto l'uccisione di tre persone, fatalmente presenti in quel posto mentre svolgevano la loro attivita' lavorativa.
Come al solito sono nate subito le polemiche sul sistema di sicurezza che non ha funzionato, ma si dimentica che vi sono situazioni, nelle quali e' praticamente impossibile garantire in assoluto l'incolumita' delle persone, tanto piu' quando il servizio non puo' essere reso adeguatamente per le risorse economiche insufficienti.
Spiace, inoltre, il dover constatare che anche in una circostanza cosi dolorosa, si strumentalizzino i fatti accaduti oppure si ponga in evidenza la figura di una delle persone uccise rispetto alle altre, quasi che di fronte alla morte si possa stabilire una gerarchia.
Mi riferisco, tanto per essere piu' chiaro, al collegamento, che pur e' stato fatto ad altissimi livelli, tra l'uccisione del Giudice di Milano e il discredito che sarebbe attualmente alimentato nei confronti dei Magistrati. A prescindere dal fatto che non mi appare sussistente, tranne isolati casi, il tentativo di screditare i Magistrati ,ai quali va riconosciuta l'importanza del ruolo svolto ma nei confronti dei quali non puo'essere negato il diritto di critica da parte del cittadino, nel caso in questione e' evidente che si e' trattato dell'insano e delinquenziale gesto di un singolo, che non ha ucciso soltanto un Magistrato ma anche altre persone e, tra queste, un Avvocato. Gli Avvocati, pero', non per questo hanno sostenuto che tale uccisione fosse riconducibile al discredito, eventualmente subito dalla categoria,
Parimenti lascia l'amaro in bocca l'enfatizzazione e il diverso rilievo, dato alla morte di uno piuttosto che dell'altro, quasi che il ruolo, svolto da entrambi per l'attuazione della Giustizia, non abbia pari dignita'. Purtroppo anche questo accade e spesso ne abbiamo conferma nello svolgimento quotidiano dell'attivita' professionale, e anche questo, ahime', e' il segno dei tempi che stiamo vivendo.
Voltiamo Pagina.
Paolo Nesta