PROROGA SINE DIE

Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, intervenuto al XXIII Congresso nazionale dell’ Aiga svoltosi recentemente a Padova , ha preannunciato la revisione delle modalità di elezione dei componenti i Consigli dell’ Ordine, dopo le decisioni della Giustizia Amministrativa, che ha “bocciato” il precedente Regolamento ministeriale, emanato in attuazione della Legge Professionale n. 247/ 2012 e basato sul voto di lista.

Il Ministro ha dichiarato che gli elettori non dovranno più votare per una lista ma voteranno i singoli candidati , con possibilità di esprimere al massimo preferenze pari ad 1/3 dei componenti da eleggere. Inoltre sarà garantita la parità tra generi , nel senso che è previsto l’obbligo di votare un numero paritario di candidati di sesso diverso qualora il singolo elettore intenda attribuire il proprio voto ad un terzo dei consiglieri eleggibili, ossia esprimere il massimo delle preferenze.

Il Ministro ha aggiunto che prima di rendere operativo il tutto sarà necessario acquisire la piena condivisione del CNF e delle Associazioni forensi e che ci vorrà del tempo, con previsione del “ riallineamento temporale su tutto il territorio nazionale entro il 2018”.

Se è certamente positivo aver abolito il voto di lista ( e per primi, noi di AFG unitamente all’ Agifor, avevamo invitato con una formale comunicazione il Ministro della Giustizia a non firmare il Regolamento elettorale poi “ bocciato “ dai Giudici Amministrativi), desta non poca perplessità , per non dire sconcerto, la prospettata e concreta ipotesi di slittamento “ sine die” delle elezioni per il rinnovo di molti Consigli dell’ Ordine, e tra questi quello di Roma.

Allo stato, in palese violazione della normativa vigente, i Consigli dell’ Ordine, che versano in una situazione di proroga di fatto, potrebbero curare soltanto il disbrigo degli affari urgenti , invece continuano a svolgere la normale attività, prevista per tali enti, senza che sia stato consentito agli elettori , nonostante il lungo tempo trascorso, di esprimere direttamente il proprio voto per eleggere i rappresentanti ritenuti degni e meritevoli.

Tutto ciò contribuisce a creare uno stato d’incertezza, disaffezione e sfiducia nelle Istituzioni da parte degli Avvocati, privati di un loro legittimo diritto e che si sentono, a ragione, sempre meno considerati dal potere politico .

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PAOLO NESTA