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I NUOVI POVERI

Nei giorni scorsi è stato dato risalto alla notizia che almeno 8000 Avvocati si sono cancellati dagli Albi professionali nel 2015. Qualcuno potrebbe dire che 8000 Avvocati, su circa 240000 iscritti, non e ‘una percentuale elevata, ma se questo è vero, è altrettanto vero che costituisce un segnale inequivocabile del progressivo declino della nostra professione, che, allo stato, appare inarrestabile.

Infatti, ad oggi circa 80000 Avvocati percepiscono un reddito, che non è sufficiente per far fronte a primarie esigenze di vita, e tra questi i più colpiti sono i giovani e le donne. Ma non solo, infatti, esiste una moltitudine di Colleghi, anche con una certa anzianità professionale, che, pur versando in difficoltà economica, non mostrano tale loro condizione per quel senso di dignità, decoro e fierezza d'animo, che caratterizza sempre e comunque l'Avvocato.

Come ben sappiamo, molteplici sono le cause che , nel corso degli ultimi anni , hanno determinato tale situazione : l 'aver consentito che il numero degli iscritti agli Albi crescesse a dismisura ; l'alto costo del contenzioso giudiziario, reso sempre più alto dallo Stato , allo scopo di deflazionare i processi e di introitare danaro, ma con il risultato, ovviamente ottenuto, di scoraggiare i cittadini , specialmente i più deboli economicamente , a ricorrere alla Giustizia per tutelare i loro diritti; l'insensata politica , iniziata nel 2006 con l'abolizione dei minimi tariffari, finalizzata a ridurre pesantemente i compensi professionali , ma non a favore dei cittadini , bensì esclusivamente dei poteri forti ( banche, assicurazioni, enti ), che impongono agli Avvocati , che non hanno pari potere contrattuale, compensi risibili in rapporto all’attività svolta, palesemente lesivi della dignità , non solo dell'Avvocato ma anche di qualsiasi lavoratore, in barba ( mi si passi il termine) al principio costituzionale della retribuzione , proporzionata alla quantità qualità del lavoro svolto, sancito dall'art. 36 della Costituzione.

A tutto questo aggiuntasi la crisi economica generale, che ormai si protrae da anni e la concorrenza tra i " nuovi poveri”, quali ormai sono considerati i liberi professionisti e, per quel che ci riguarda gli Avvocati, costretti ad un confronto basato, non già sulla capacità professionale, bensì sul minor corrispettivo richiesto al cliente, a prescindere dalla qualità del lavoro svolto. E ciò è veramente avvilente per chi ha sempre creduto che il massimo impegno, la serietà e la competenza professionale, fossero valutati adeguatamente come segni distintivi del vero Avvocato.

Certamente se si fosse posto rimedio per tempo con l'introduzione del numero programmato per l'accesso alla professione e se avessimo avuto la capacità, negli anni scorsi, di opporci unitariamente e non in modo debole e settoriale, ad una politica, direi persecutoria nei nostri confronti, forse non saremmo giunti a questo punto.

Ma "spes ultima dea", vogliamo tentare, tutti uniti (siamo 240000 e muoviamo un indotto di circa un milione di persone) di opporci ad una situazione che praticamente sta eliminando professionalmente, per ora decine di migliaia di Colleghi, ma che in un futuro non molto lontano saranno molti di piu’?
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PAOLO NESTA