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NOTIZIA DELLA SETTIMANA- 17 GIUGNO 1983.Una data infausta per la Giustizia ( melius in questo caso Ingiustizia) italiana.

Per molti ( alcuni non erano nemmeno nati) tale data non assume una particolare rilevanza, eppure quel giorno iniziava una vicenda ,che avrebbe attirato l'attenzione dell'opinione pubblica per molti anni, ma che soprattutto avrebbe distrutto , fino a portarlo alla morte, la vita di un uomo onesto.

Quel giorno , all'alba in un noto hotel romano, veniva arrestato un popolare personaggio televisivo, Enzo Tortora, fino ad allora considerato, come in effetti era ,persona per bene, ma trattato nell'occasione come un pericoloso delinquente.
Il tutto avvenne con grande spiegamento delle forze di polizia e con relativa ripresa televisiva, segno evidente questo ,che qualcuno, preavvertendo, intendeva spettacolarizzare , per deplorevoli e non confessabili fini personali, l'evento e rendere di pubblico dominio l'immagine di un uomo in manette, sbigottito e stravolto per quanto gli stava accadendo.

Ebbene quella persona, che proclamo'a piu'riprese , ma invano, la sua innocenza per l'infamante reato contestatogli, dovette subire l'onta della condanna , della detenzione in carcere ( egli rifiuto', pur potendo all'epoca farlo, di avvalersi dell'immunita' parlamentare ) prima di veder riconosciuta la sua totale estraneita' ai reati a lui contestati.

Non e' questa la sede per entrare nel merito del processo ma certo e' che lo stesso fu caratterizzato da errori e omissioni di ogni genere, che sono emersi nella circostanza vista la notorieta' della persona coinvolta, ma che purtroppo si verificano anche in altri processi penali con imputati anonimi e, in taluni casi, non in grado di far valere adeguatamente le proprie ragioni.
Ovviamente , il fatto che talvolta possano essere commessi errori nell'ambito del processo e'fisiologico, ma e'francamente inaccettabile il fatto che l'errore sia la conseguenza di grave negligenza e/o imperizia o ,ancor peggio di valutazioni apodittiche di chi amministra la Giustizia.

E qui si manifesta In tutta la sua rilevanza il tema della responsabilita'civile dei Magistrati, che non vuol dire limitare l'autonomia e l'indipendenza dei Magistrati, che va garantita sempre e comunque, bensi' prevedere a livello legislativo e soprattutto applicare le giuste sanzioni a coloro che abbiano posto in essere condotte censurabili, tali da ledere gravemente i diritti dei cittadini.
L' Italia, purtroppo, sotto questo profilo, ha dovuto subire , piu' volte ,la condanna della Corte Europea, non gia' per l'eventuale carenza legislativa ma per l'interpretazione, piu' che restrittiva , data dai Giudici sul concetto di " colpa grave" , che integrerebbe l'ipotesi di responsabilita' del Giudice, tanto che ad oggi , e dopo tanti anni, si contano sulle dita di una mano i riconoscimenti di responsabilita' civile dei magistrati.

E' ineludibile ,quindi, l'esigenza che si cambi verso e finalmente chi amministra la Giustizia sia chiamato a rispondere effettivamente della sua " colpa grave" nell'espletamento dell'attivita',come avviene, peraltro, per tutti gli altri cittadini che svolgano un attivita'pubblica o privata.
Lo richiede il rispetto del principio d'uguaglianza , costituzionalmente garantito, e soprattutto il diritto dei cittadini di ottenere un risarcimento quando ingiustamente siano stati vittime di ingiustizia , a causa di condotte gravemente colpose dei Giudici.

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PAOLO NESTA