Diritti e doveri dei figli dopo la riforma del diritto di famiglia

 La legge per tutti.it- Redazione

Rapporti tra figli e genitori: la riforma del diritto di famiglia ha ritoccato la norma sui diritti e doveri dei figli.

 

Cosa è cambiato con la recente riforma del diritto di famiglia [1] in tema di rapporti tra figli e genitori? Ripercorriamone tutti i punti più significativi, partendo proprio dai diritti e dai doveri dei figli nei confronti dei genitori.

 

I diritti del figlio (sia esso nato nel matrimonio che fuori):

 

- Essere mantenuto;

 

- Essere educato;

 

- Essere istruito nel rispetto delle proprie capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni;

 

- Essere assistito moralmente;

 

- Crescere in famiglia;

 

- Mantenere rapporti significativi con i parenti.

 

- Essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano se ha compiuto i 12 anni o anche prima se riconosciuto capace di discernimento;

 

- Avere un contributo al mantenimento anche in presenza della decadenza della potestà di uno dei genitori.

 

I doveri dei figli

 

- Rispettare i genitori;

 

- Contribuire, durante la convivenza, al mantenimento della famiglia secondo le proprie capacità, sostanze e reddito;

 

- Se è stata pronunciata la decadenza della potestà di uno dei genitori, il discendente non è tenuto a prestare gli alimenti al genitore e può escluderlo dalla successione. Al contrario, la decadenza dalla potestà di un genitore non comporta la cessazione automatica del suo dovere di contribuire al mantenimento del figlio.

 

Si tratta di una regola di civiltà, onde far capire ad ogni genitore che da un figlio non si deve pretendere aiuto dopo averlo pesantemente trascurato.

Rapporti di parentela dei figli nati fuori il matrimonio

 

Prima dell'ultima riforma del diritto di famiglia, i figli naturali non erano parenti dei

 

parenti dei genitori. Con conseguenze in ordine in particolare all'eredità.  Ora invece la legge ha affermato il principio contrario: la parentela è il vincolo fra le persone che discendono da uno stesso stipite – genitore, nonno, avo – sia in caso di filiazione nel matrimonio (quelli che un tempo si chiamavano "figli legittimi"), sia in caso di filiazione fuori dal matrimonio (quelli che un tempo si chiamavano "figli naturali"), sia in caso di adozione.

 

Pertanto, adesso, gli effetti del riconoscimento di un figlio nato al di fuori del matrimonio producono effetti non solo riguardo al genitore che lo ha fatto ma anche nei confronti dei suoi parenti.

 

La parentela è esclusa soltanto nel caso di adozione di persone maggiori di età, in relazione alle caratteristiche proprie di questo istituto, la cui finalità non è quella di garantire una famiglia ad un minore che ne è privo.

I punti della riforma

 

Val la pena ricordare le principali novità della recente riforma del diritto di famiglia:

 

- Il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio e l'adozione produrranno senza ombra di dubbio rapporti di parentela giuridicamente rilevanti con le famiglie dei genitori;

 

- La filiazione fuori dal matrimonio potrà essere dimostrata in giudizio con ogni mezzo di prova;

 

- I presupposti del disconoscimento di paternità saranno rivisti in base a quanto recentemente suggerito dalla Corte costituzionale;

 

-  L'età minima per il riconoscimento e per dare il proprio consenso al riconoscimento tardivo di un genitore si abbassa a quattordici anni;

 

- La sentenza che sostituisce il consenso mancante dell'altro genitore si otterrà rapidamente, con una contestuale regolamentazione dei rapporti genitori/figlio.

 

 [1] Legge 219/2012.