Anche nelle situazioni più gravi,
non bisogna affidarsi solo agli strumenti eccezionali,
bisogna assicurarsi che quelli tradizionali funzionino
bene. La politica monetaria è particolarmente efficace
per stimolare la domanda interna, grazie alla
svalutazione del tasso di cambio così prodotta. Invece
la Bce è la banca centrale meno espansiva sia in termini
di tassi d'interesse che di offerta di moneta. Il
prossimo Consiglio direttivo dovrebbe perciò abbassare
in maniera sostanziosa i tassi d'interesse di
riferimento, liberandosi dei fantasmi di un passato
ormai molto lontano.
Negli ultimi mesi sono state
avanzate, e in parte attuate, diverse soluzioni
innovative per attenuare, se non risolvere, la grave
crisi che attanaglia numerosi paesi dell’area euro. Tra
queste basterà ricordare l’adozione di politiche
monetarie non tradizionali, le emissioni di Eurobond,
nonché la creazione di fondi salva Stato più o meno
grandi e levereggiati. (1) Seppure la gravità della
situazione richieda strumenti eccezionali, è bene
tuttavia essere sicuri che quelli tradizionali della
politica economica siano utilizzati a pieno in modo
corretto.
LA POLITICA MONETARIA DELL'AREA
EURO
Come insegna il classico modello di
Mundell-Fleming, in un regime a cambi flessibili, come
quello dell’area euro, la politica monetaria risulta
particolarmente efficace a stimolare la domanda interna,
grazie anche alla svalutazione del tasso di cambio da
essa prodotta, mentre la politica fiscale risulta
inadatta. Ciò appare particolarmente vero in un contesto
in cui i bilanci statali sono in forte deficit e i
debiti pubblici risultano molto alti, come succede nella
maggior parte dei paesi europei. D’altra parte, l’area
euro ha particolarmente bisogno di crescere se vuole
attenuare la crisi di credibilità che ne sta minando
l’esistenza: l’anno prossimo la crescita economica
dell’area è prevista essere la più bassa fra quella
delle principali economie avanzate, mentre il suo tasso
di disoccupazione è già oggi il più alto.
GDP 2012
Disoccupazione
Stati Uniti
2,0
9,1
Giappone
2,5
4,7
Regno Unito
1,6
7,9
Area Euro
1,0
10,0
Fonte: Economist Poll October 2011
Eppure oggi la Bce è la banca
centrale più restrittiva o almeno la meno espansiva sia
in termini di tassi d’interesse che soprattutto di
offerta di moneta. Il suo principale tasso di
rifinanziamento, dopo due aumenti consecutivi, è
dell’1,5 per cento, contro tassi compresi fra lo zero e
lo 0,5 per cento delle banche centrali degli altri
principali paesi sviluppati.
Ancora più eclatanti sono le
differenze in termini di tassi di crescita della moneta.
Nell’area dell’euro l’aggregato più ristretto, M1
(circolante più depositi a vista), è aumentato
nell’ultimo anno a tassi compresi fra lo zero e il 2 per
cento, mentre negli Stati Unti lo stesso indicatore sta
crescendo a tassi superiori al 20 per cento. In effetti,
la Bce, attraverso operazioni di rifinanziamento
straordinario collaterizzate (cioè garantite da titoli)
sta fornendo liquidità abbondante al sistema bancario,
mentre ha ripreso ad acquistare titoli governativi dei
paesi in difficoltà, qualora ritenga il mercato esprima
prezzi distorti (Security Market Program). Tuttavia,
questa liquidità viene rapidamente riassorbita sia
perché le banche depositano presso la Bce molti di
quegli euro che non si fidano di prestare ad altre
banche, sia perché la Banca centrale europea, con
teutonica determinazione, sterilizza l’acquisto di
titoli pubblici con operazioni di raccolta di fondi
presso il sistema bancario. Così, seppure a partire dal
2008 il bilancio della Bce sia raddoppiato, passando
dagli 800 miliardi del 2007 ai 1600 miliardi di oggi
(molto meno, comunque, di quanto si siano gonfiati i
bilanci delle Fed e della Boe, che sono più che
triplicati), esponendo l’istituto a crescenti rischi,
gli aggregati monetari non hanno affatto conosciuto lo
stesso andamento. Questo in una situazione in cui il
sistema bancario europeo ha un disperato bisogno di
liquidità e rischia di provocare il più serio credit
crunch degli ultimi cinquant’anni.
TASSI DA ABBASSARE
Ecco perché è importate che al
prossimo Consiglio direttivo del 6 ottobre la Bce
abbassi in maniera sostanziosa i suoi tassi d’interesse
di riferimento, ma è anche fondamentale che si liberi
dei fantasmi che circolano ancora a Francoforte dopo
novanta anni (l’iperinflazione nella repubblica di
Weimar risale al 1921-23) e operi una politica monetaria
ben più espansiva. Oggi i rischi d’inflazione in Europa
sono molto contenuti, mentre la crescita economica
dell’area, inclusa quella della Germania, dipende in
grande misura dall’esportazione.
“La soluzione dei nostri problemi
si trova nel cuore dell'uomo” scriveva Albert Einstein.
Appare certamente vero per l'Europa, poiché è essenziale
che cittadini e politici europei recuperino quello
spirito europeista che ha caratterizzato la nascita
dell’Unione. Tuttavia, è importante che anche le
istituzioni europee facciano fino in fondo il loro
dovere senza aspettare che diciassette parlamenti
approvino misure straordinarie di dubbia efficacia; cosa
che per altro la Banca centrale europea ha dimostrato
più volte di saper fare in questi ultimi tre anni.
(1) Si veda a proposito: Angelo
Baglioni Eurobond: le proposte sul tappeto, Lavoce.info
26.8.2011 e Tommaso Monacelli Una ricetta per l'europa:
il quantitative easing, Lavoce.info 8.8.2011.
|