Spread, Btp
Il termine spread in inglese
significa oscillazione, scarto, ma anche diffusione,
ampiezza.
Nel mondo dei mercati però è usato
per indicare la “salute finanziaria” di un Paese, perché
fornisce la misura del rischio di insolvenza associato a
un titolo di Stato.
Un titolo di Stato è
un’obbligazione (titolo di debito) emessa dallo Stato
per reperire liquidità (l’utente – anche banche o
creditori commerciali - paga subito con denaro contante
per ottenere poi la stessa somma con gli interessi).
Tale obbligazione infatti consente a chi lo possiede di
avere diritto al rimborso del capitale prestato allo
Stato più un interesse sulla somma prestata. Mentre il
capitale viene restituito alla scadenza del cosiddetto
valore nominale del titolo (quota parte del debito
indicata sull’obbligazione e sulla quale sono calcolati
gli interessi), gli interessi (cedola) vengono liquidati
periodicamente (ogni tre o sei mesi o un anno). Quando
lo Stato non paga una cedola un singolo utente
(obbligazionista) può presentare istanza di fallimento.
Ci sono vari tipi di obbligazioni,
che si distinguono proprio in base alle modalità di
pagamento delle cedole. Le più conosciute sono i BOT
(buoni ordinari del tesoro), o obbligazioni senza
cedola, della durata inferiore o uguale a un anno e i
BTP (buoni poliennali del tesoro: 3, 5, 10, 15 o 30
anni), o obbligazioni a tasso fisso, nei quali l’importo
da pagare è prefissato per ogni scadenza con cedole
annuali pagate semestralmente (ad esempio, un BTP al 4%
paga due cedole semestrali del 2%).
Lo spread (nell’accezione di credit
spread), pertanto, è il differenziale, valutato dal
mercato, tra il tasso di rendimento di un’obbligazione
(titolo di Stato) che è a rischio di fallimento e il
tasso di rendimento di un titolo privo di rischio (come
il BOT italiano o quello corrispondente di uno Stato non
a rischio, come è considerato in questo periodo la
Germania). Facciamo un esempio: se un BTP (il cui valore
è fissato tramite asta) con una determinata scadenza ha
un rendimento del 5% e il corrispettivo tedesco (Bund),
con la stessa scadenza, ha un rendimento del 2%, lo
spread BTP-Bund (differenza di rendimento) sarà 5-2=3%,
o di 300 punti. Ciò vuol dire che il titolo di Stato a
pagare il rendimento maggiore sarà quello più fragile e
a maggior rischio di fallimento, quindi il BTP italiano.
In questo caso quindi in Italia diventa più caro
ripagare il debito pubblico e le previsioni dei mercati
sulla salute finanziaria del nostro Paese sono negative.
Lo spread, come detto, è quindi anche una misura del
rischio finanziario legato all’investimento nei titoli
di Stato, proprio perché rischio e rendimento sono
proporzionalmente connessi.
C’è anche una seconda accezione di
spread utilizzata in finanza. E’ quella di bid-ask
spread, vale a dire il differenziale denaro-lettera (in
Borsa denaro significa acquisto e lettera significa
vendita). E’ la differenza tra il prezzo più alto che un
compratore è disposto ad offrire per un titolo (bid o
denaro) e il prezzo più basso a cui un venditore è
disposto a vendere quel titolo (ask o lettera). E’ usato
come misura della liquidità del mercato, perché quanto
più la percentuale (lo spread appunto) si riduce tanto
più il titolo è liquido: se infatti c’è un alto numero
di offerte di acquisto e vendita le due parti si
verranno incontro e lo spread si ridurrà.
Rating
Il rating è un punteggio, espresso
in lettere o in cifre, che indica la capacità di un ente
privato o pubblico che emette un titolo di rispettare
l’impegno preso. Questo punteggio viene pubblicato
periodicamente da alcune società private apposite,
chiamate agenzie di rating, che valutano pertanto il
rischio associato a un titolo o a chi lo emette. Tali
giudizi influenzano notevolmente le decisioni degli
investitori. Le principali agenzie di rating sono
Standard & Poor's, Moody's e Fitch. Secondo Moody’s, ad
esempio, il rating più alto è quello detto tripla A, che
indica il livello massimo di sicurezza per un
investimento. Fino al livello Baa3 (Aaa, Aa1, Aa2, Aa3,
A1, A2, A3, Baa1, Baa2, Baa3 ) il rating è considerato
da investimento, mentre a partire dal Ba1 e fino ad
arrivare al C (Ba1, Ba2, Ba3, B1, B2, B3, Caa1, Caa2,
Caa3, Ca, C) il rating è considerato ad alto rischio
fino al fallimento. Anche le altre agenzie assegnano
punteggi simili, modificando unicamente il tipo di scala
utilizzata per classificare i rating (Standard & Poor’s,
ad esempio, utilizza la seguente scala: AAA, AA+, AA,
AA-, A+, A, A-, BBB+, BBB, BBB- (rating da
investimento), BB+, BB, BB-, B+, B, B-, CCC+, CCC, CCC-,
CC, C, D (rating ad alto rischio).
Default
Il termine default, sempre più
utilizzato anche nella finanza italiana, significa
fallimento. Più in generale indica la condizione di una
società che non riesce a far fronte ai debiti
sottoscritti, o meglio a rimborsare il denaro nei tempi
concordati con i creditori. Per uno Stato, quindi,
rappresenta l’incapacità di soddisfare secondo un
calendario previsto i termini contenuti in
un’obbligazione. Pertanto uno Stato è definito a rischio
default (come nei tempi recenti la Grecia) quando non
potendo più rimborsare i propri creditori, fallisce.
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