La
crisi ha dimostrato che i mercati non sono in grado di
autoregolarsi,
che vi era un pericoloso divario tra lo spazio di azione
dei mercati e quello delle
politiche pubbliche (markets overgrow governments): le
autorità preposte alla
vigilanza sui grandi intermediari hanno continuato ad
essere nazionali.
Il
nazionalismo economico ha contribuito all'incubazione
degli elementi di
instabilità e ha ostacolato la gestione della crisi
quando questa è scoppiata.
Il
tutto per il prevalere in ogni aspetto della vita
economica di un'ottica di
breve periodo, con un eccessivo restringimento degli
orizzonti temporali. Anche
i
principi contabili internazionali hanno enfatizzato più
del dovuto il parametro
del mark-to-market, come se il valore dell'impresa fosse
il prezzo al quale può
essere venduta oggi.
L'Unione monetaria ha rappresentato un importante
veicolo di
integrazione economica e politica dei popoli.
L'adesione dell'Italia alla moneta unica fin dalla sua
istituzione ha
costituito per il paese un importante strumento per
garantire la stabilità della
moneta, esercitando un effetto di disciplina nel
mantenimento di politiche
fiscali orientate alla stabilità (abbiamo superato, con
successo, nel 2006-08) la
procedura di disavanzi eccessivi, almeno prima dello
scoppio della crisi.
Tuttavia nell'unione economica e monetaria l'enfasi è
stata posta
maggiormente sugli aspetti monetari, meno su quelli
economici, in particolare
sul coordinamento di quegli aspetti dell'Unione che
attengono più alle politiche
economiche che a quelle monetarie.Più volte sono stati
rilevati da autorevoli
personalità un disallineamento, uno squilibrio o una
"zoppia" negli assetti
europei: la coesistenza di una politica monetaria unica,
di carattere federale, e
di
politiche economiche, in particolare fiscali, che hanno
mantenuto le
caratteristiche nazionali.
Poiché la politica monetaria è unica - quella svolta
dalla BCE - sarebbe
stato necessario un maggior coordinamento delle
politiche non monetarie, in
particolare di quelle fiscali, come era stato suggerito
da autorevoli fonti al
momento della sottoscrizione del Patto di stabilità e
crescita.
Allo stesso tempo un'unione economica avrebbe richiesto
un mercato
interno pienamente integrato in tutti i suoi aspetti e
un accentuato impegno
per politiche a favore della produttività e della
competitività (Agenda di Lisbona
e
Europa 2020).
2
La
crisi ha messo in tutta evidenza le carenze del
precedente assetto
della governance della UE. I meccanismi previsti dal
Patto di stabilità e crescita
si
sono rivelati insufficienti a garantire il mantenimento
di sane politiche fiscali.
L'Unione europea è corsa ai ripari, e negli ultimi anni
ha introdotto
positive innovazioni nella sua governance.
I
cambiamenti che sono intervenuti negli assetti di
vertice della
governance, con l'istituzione di un Presidente
permanente del Consiglio
europeo, e di un Rappresentante permanente per la
politica estera, vanno nel
senso di un superamento del metodo puramente
intergovernativo.
Con la sottoscrizione del patto Euro-Plus per la prima
volta assistiamo
all'assunzione di impegni che mirano a una reale
integrazione economica e al
completamento del mercato unico.
L'istituzione della European Financial Stability
Facility e la sua prevista
sostituzione dal 2013 con un Meccanismo europeo di
stabilità inseriscono nel
contesto europeo una forma di "lending of last resort",
in grado di fronteggiare
potenziali crisi di liquidità degli Stati partecipanti
alla moneta unica, superando
una dogmatica posizione di "no bail out" che prevaleva
in passato.
Nel nuovo assetto coesisteranno 3 meccanismi di
supervisione
sovranazionale: fiscale, macroeconomico,
macrofinanziario, per quali andranno
ben delineati gli ambiti di competenza, per evitare
duplicazioni e
sovrapposizioni.
L’ITALIA E IL SEMESTRE EUROPEO
L’istituzione del semestre europeo ha comportato un
ulteriore
cambiamento nel ciclo di programmazione della decisione
del bilancio in Italia
che era stato da poco modificato con la legge n. 196 del
2009, che ha recato
profonde innovazioni nel sistema del bilancio dello
Stato; si è reso quindi
necessario intervenire con la legge 7 aprile 2011, n.39
in modo tale da rendere
la
nostra procedura compatibile con i nuovi tempi e i nuovi
modi della
procedura europea.
Può quindi dirsi che questa riforma, che ha
caratteristiche strutturali,
rappresenti il primo intervento che accoglie le
indicazioni recate dal Pacchetto
sulla Governance Europea e costituisce, al tempo stesso,
il sistema normativo
che consente, sul piano della programmazione economica e
della formazione e
gestione del bilancio, di perseguire adeguatamente le
linee di sviluppo del
semestre europeo, mirando al puntuale adeguamento alle
nuove procedure
europee, essenzialmente: sostituendo la Decisione di
finanza pubblica con il
Documento di economia e finanza, disponendo l’obbligo di
una Nota di
aggiornamento entro settembre e, soprattutto, inserendo
tra i princìpi ispiratori
del nuovo assetto ordinamentale della finanza pubblica
la “coerenza con le
procedure e i criteri stabiliti dall’Unione europea”.
3
In
tal modo, mediante la nuova strumentazione introdotta
dovrebbe
realizzarsi il pieno controllo dei conti, conferendo
così maggiore efficacia
all’azione di Governo e Parlamento e valorizzando la
stessa vita democratica
del nostro Paese.
Difatti l’anticipo al 10 aprile della presentazione del
nuovo documento
programmatico appare coerente con la tempistica
stabilita in sede europea;
l’approvazione parlamentare avverrà entro lo stesso mese
per fornire alla
Commissione europea il quadro degli obiettivi
economico-finanziari. Anche le
modalità di coinvolgimento delle autonomie territoriali
e la struttura della Nota
di
aggiornamento sono state riviste.
Opportunamente, a mio avviso, si è colta l’occasione per
intervenire al
fine di conseguire più stringenti obiettivi di controllo
della finanza pubblica,
attraverso misure intese a rafforzare la disciplina
fiscale e a favorire la
riduzione del debito. In tal senso si muovono il divieto
di utilizzo – salvo che
nel caso di riduzioni di entrata – del margine positivo
del risparmio pubblico
per la copertura della legge di stabilità; il divieto di
utilizzo delle maggiori
entrate rispetto alle previsioni per la copertura di
nuovi o maggiori oneri;
l’estensione dei limiti quantitativi previsti nella
delega per il completamento
della riforma del bilancio alle spese non rimodulabili
anche mediante la
definizione di tetti di spesa, nonché l'obbligo di
esplicitare obiettivi di
accelerazione della riduzione del debito nella prima
sezione del Documento di
economia e finanza.
Il
complesso delle misure di accentuazione del rigore nella
gestione della
finanza pubblica costituisce una prova dell’impegno
dell’Italia nel percorso di
risanamento finanziario.
Fin dalle conclusioni dell’ECOFIN del 15 marzo di
quest’anno, che hanno
costituito la base per le decisioni del Consiglio
Europeo del 24-25 marzo, è
stato raccomandato “l’utilizzo o la costituzione di
istituzioni pubbliche o
organismi che forniscano analisi indipendenti,
valutazioni e previsioni sugli
argomenti di politica fiscale interna come una strada
per rinforzare la
governance fiscale e assicurare la sostenibilità di
lungo termine”.
In
tale contesto, va sottolineata la funzione esterna di
garanzia esercitata
dalle Istituzioni superiori di controllo e, per l’Italia
dalla Corte dei conti, che ho
l’onore di presiedere.
Per la sua posizione di rilevanza costituzionale, e
quindi di indipendenza,
di
neutralità e di terzietà, è infatti proprio la Corte dei
conti che, nel mio Paese,
può offrire al Parlamento, alle altre assemblee elettive
e, più in generale, allo
Stato-comunità, così come alle Istituzioni europee ed
internazionali, quelle
garanzie di verifica dell’affidabilità dei conti
pubblici cui guardano con
particolare attenzione i mercati finanziari.
4
Di
qui l’impegno sempre più intenso che dedichiamo ai
nostri referti
annuali sulla finanza pubblica, mentre sempre più
stretta si fa la nostra
interazione con il Parlamento, come è testimoniato dal
moltiplicarsi delle
occasioni in cui siamo chiamati ad esprimere le nostre
valutazioni.
Va
quindi ribadito come le guarentigie magistratuali che la
Costituzione e
la
legge ci riconoscono siano, fra l’altro, proprio al
servizio della tutela della
credibilità di quelle “analisi, valutazioni e previsioni
indipendenti”
raccomandate in sede Europea.
Una volta affermata l’importanza del ruolo delle
Istituzioni Superiori d
controllo e di quale sia il rapporto della Corte dei
conti con il Parlamento
nazionale, nel contesto delle analisi della
programmazione economica e delle
misure prese per fronteggiare l’attuale crisi, ritengo
opportuno tratteggiare i
passi concreti realizzati in Italia che attengono
proprio a tali interventi e sui
quali la Corte dei conti si è espressa nell’esercizio
del ruolo assegnatole
dall’ordinamento costituzionale.
Il
6 maggio 2011 l’Italia ha presentato l’aggiornamento del
suo
programma di stabilità 2011, relativo al periodo 2011-14
e il suo programma
nazionale di riforma 2011-2012.
Con una decisione del 12 luglio 2011 il Consiglio
europeo, formulando un
parere sull’aggiornamento del programma di stabilità
presentato dall’Italia,
relativo al periodo 2011-2014 e sul Programma nazionale
di riforma 2011, ha
raccomandato che il paese adotti nel periodo 2011-12
provvedimenti al fine di:
-
attuare il risanamento finanziario previsto, allo scopo
di garantire
la
correzione del disavanzo eccessivo, in linea con le
raccomandazioni del Consiglio nell’ambito della
procedura per i
disavanzi eccessivi, portando alla diminuzione
dell’elevato
rapporto debito pubblico/PIL;
-
sostenere gli obiettivi per il periodo 2913-24 e il
raggiungimento
previsto dell’obiettivo di medio termine entro il 2014,
con misure
concrete entro l’ottobre 2011;
-
rafforzare il quadro introducendo tetti di spesa
vincolanti e
migliorando il controllo di tutti i sottosettori
pubblici.
-
combattere la segmentazione del mercato del lavoro, a
garantire
che la crescita dei salari meglio rifletta l’evoluzione
in termini di
produttività e delle condizioni locali e delle singole
imprese;
-
estendere il processo di apertura del settore dei
servizi ad
un’ulteriore concorrenza, in particolare nell’ambito dei
servizi
professionali;
-
migliorare il quadro per gli investimenti del settore
privato nella
ricerca e nell’innovazione;
-
adottare misure per accelerare la spesa atta a
promuovere la
crescita, cofinanziata dai fondi della politica di
coesione, onde
ridurre le persistenti disparità regionali.
5
Le
raccomandazioni del Consiglio europeo del 12 luglio 2011
e il
peggioramento dei mercati internazionali verificatosi
tra luglio e agosto scorsi
hanno indotto il Governo italiano ad adottare una serie
di provvedimenti
straordinari .
I
pacchetti di misure adottate dovrebbero consentire di
raggiungere il
pareggio di bilancio nel 2013 e di riportare il rapporto
debito/PIL saldamente
su
un sentiero di diminuzione, cosi come era stato dal 1994
al 2004 e poi nel
2007.
I
provvedimenti sono stati adottati segnatamente con il
decreto legge
n.98 del 6 luglio ed il decreto legge n.138 del 13
agosto, e sono stati approvati
dal Parlamento in tempi rapidi, il primo, con la legge
111 del 15 luglio ed il
secondo con la legge 148 del 14 settembre; essi
contengono misure ad ampio
raggio, finalizzate anzitutto ad anticipare il pareggio
di bilancio già al 2013.
Le
misure adottate riguardano:
-
l’incremento delle entrate, in particolare attraverso
l’aumento di un
punto percentuale dell’IVA;
-
il
taglio di spese delle Amministrazioni centrali e locali;
-
la
diminuzione della spesa per il personale pubblico;
-
Il
taglio delle pensioni sia nel settore pubblico che in
quello privato;
-
l’introduzione di un contributo di solidarietà,
crescente fino al 10%, per
le
pensioni e i redditi più elevati nel settore pubblico.
Una delle caratteristiche del nuovo pacchetto di misure
è la previsione di
un
meccanismo di salvaguardia automatico, che dovrebbe
garantire in ogni
caso il raggiungimento degli obiettivi quantitativi in
termini di saldi di bilancio,
al
fine di assicurare il conseguimento degli obiettivi di
medio periodo stabiliti
dal Consiglio europeo.
La
Corte dei conti, chiamata a dare il suo parere sulle
misure in due
audizioni parlamentari (il 23 luglio e il 30 agosto) ha
condiviso l’impostazione
generale delle misure, ma ha al tempo stesso espresso
l’opinione che esse
sono per la parte predominante incentrate sull’aumento
delle entrate,
parzialmente in contrasto con quanto indicato dallo
stesso Governo nel
Documento di economia e finanza; inoltre le misure
stesse sono attuate ancora
una volta per lo più attraverso tagli lineari, anziché
essere selettive.
Un’altra osservazione della Corte riguarda il fatto che
la natura delle
misure è tale che esse, ancorché giustamente miranti ad
anticipare il
raggiungimento degli obiettivi di medio termine
stabiliti dal Consiglio,
nell’attuale contesto di bassa crescita non appaiono
ancora in grado di
innescare una fase espansiva per l’economia nazionale.
6
Va
peraltro considerato che è attualmente in corso di
predisposizione un
nuovo pacchetto di misure orientate a favorire lo
sviluppo economico,
integrando e completando, quindi un quadro di interventi
di grande spessore,
in
linea con le indicazioni emerse nel “Primo” Semestre
Europeo.
In
ultimo, ritengo utile far cenno all’attuale dibattito
sull’introduzione del
“Pareggio di bilancio” nella Costituzione, con la
modifica, in particolare,
dell’art.81 che costituisce una norma fondamentale per
il sistema di bilancio
sul quale la Corte dei conti è chiamata a svolgere il
suo ruolo di Organo di
garanzia. |