Sabetta Sergio
“L’economia di mercato e l’ordine
democratico hanno tratti in comune. Sono entrambi ( per
usare ancora una volta il linguaggio di Popper) progetti
per l’incerto, che si affidano al tentativo e all’errore
più che alla programmazione e a dittature “benevoli”.
Quindi prosperano entrambi sullo stesso terreno. Eppure
sono due cose distinte. ……Per l’uno e per l’altro
servono sforzi particolari. Chi nelle sue attese li
confonde, facilmente li può perdere entrambi dato che
l’economia non fiorisce, si abbandona anche la
democrazia.” ( R. Dahrendorf, Libertà attiva. Sei
lezioni su un mondo possibile, Laterza 2003).
L’efficienza economica è il
principale dei paradigmi moderni a cui si contrappone ed
integra il principio di giustizia sociale, i due termini
del pensiero tra individualismo e collegialità vengono a
permeare i sistemi sociali attuali a cui il sistema
normativo dovrebbe fornire la struttura portante.
L’efficienza economica nel permeare
di sé la “cultura organizzativa” del sistema sociale si
configura a sua volta come sistema di significati,
credenze e valori condivisi, in altre parole in un
linguaggio dalla forte valenza simbolica ( Feldmann e
March), tale dinamica si sviluppa autonomamente in una
ritualità fino a dare un senso autonomo e “fittizio”
della realtà con un rapporto strategico tra informazione
simbolica e ideologia sistemica.
L’individualismo conduce ad un
doppio codice sull’efficienza, uno cooperativo pubblico
l’altro centrato sull’ego privato, con la conseguente
necessità di mantenere un concetto di giustizia sociale
quale collante della cooperazione al fine della
sostenibilità della struttura sociale nel tempo.
Lo sviluppo delle moderne società
organizzazionali porta alla disintegrazione dell’ordine
sociale nelle società tradizionali, con una notevole
frammentazione ( Durkheim), nasce la necessità di una
ricomposizione della unità sociale mediante l’uso di
mezzi istituzionalizzati, sì da creare una comune base
culturale di simboli, ideologie, linguaggi e miti atta a
integrare e controllare.
La società, come una qualsiasi
organizzazione, è quello che appare culturalmente
(Smircich), è la sua forma espressiva, quello che Schein
definisce come la trasmissione culturale del modo
migliore di percepire, pensare e sentire in relazione ai
problemi di adattamento esterno e di integrazione
interna.
In questa condivisione di valori il
fondamento comune è costituito dal sistema di norme, sì
che i fattori che si trovano alla base della formazione
normativa è uno tra i più importanti processi elementari
costituenti l’universalità della governance del sistema.
E’ stato già osservato che la
normativa non è che una esternalità della scala di
valori su cui poggia il sistema organizzativo, dal quale
ne conseguono le aspettative reciproche, ne derivano
ordine e prevedibilità nel sistema secondo le logiche
che lo costituiscono, la cui accettazione è anche una
accettazione di valori, riferimenti essenziali per
l’interpretazione del contesto con una riduzione
dell’ansia derivante dall’ insicurezza comportamentale.
La normativa d’altronde dovrebbe
definire gli scopi del gruppo quale sottosistema
all’interno di un sistema di livello superiore, tutto
questo comporta un possibile cortocircuito nell’ipotesi
in cui la normativa non combacia con i principi di
efficienza economica portanti dell’attuale sistema
sociale.
Il contrasto tra normativa ed
efficienza economica delegittima di fatto la normativa
che resta un disvalore formale, in un evidente conflitto
culturale. La necessità di un continuo adeguarsi della
normativa all’efficienza economica, può tuttavia
condurre ad una tensione con l’altro paradigma moderno
integrativo della giustizia sociale.
Si deve considerare che
l’inefficienza normativa in termini di efficienza
economica si risolve nell’accettazione di un maggiore
rischio sulla violazione normativa da parte del singolo
operatore, in un rapporto tra eventuale sanzione e utile
derivante dalla violazione, tenuto conto della
percezione collettiva sull’efficienza dell’apparato
sanzionatorio.
La norma ne perde in autorevolezza,
resta l’autorità derivante dalla possibile sanzione più
che dalla fonte, ma la scissione avvenuta tra
l’autorevolezza derivante dalla legittimazione
socio/economica e l’autorità verrà progressivamente a
risalire culturalmente l’organizzazione attraverso i
livelli gerarchici, considerando che la stessa non è mai
impermeabile alle sollecitazioni del contesto in cui
agisce. |