In ossequio ad una recente
pronuncia della Suprema Corte di Cassazione in materia
di configurabilità dell’ipotesi delittuosa del tentativo
(art. 56 Cp) di atti sessuali con minori (art. 609
quater Cp), un Giudice di Milano ha condannato in sede
di Giudizio abbreviato un uomo che dapprima aveva
“adescato” a mezzo chat una minorenne dandole un
appuntamento e quindi, fatta salire a bordo della
propria autovettura, si era direzionato verso casa
propria.
Il pronto intervento delle forze
dell’ordine, allertate dai genitori della minore che
avevano preso visione della chattata, ha determinato
l’arresto della autovettura e quindi dell’uomo.
Pertanto, pur non essendo stato
posto in essere alcun approccio sessuale nei confronti
della minore, la precedente condotta dell’uomo ha fatto
ritenere al Giudice integrati quegli atti idonei diretti
in modo non equivoco alla commissione del reato
contestato, e da ciò la conseguente condanna per atti
sessuali tentati con minorenne.
Ora, se dal punto di vista
special-preventivo la decisione “non fa una grinza”, dal
punto di vista squisitamente giuridico il principio
statuito dalla Suprema Corte, e fatto proprio dal
Giudice di merito, può destare qualche perplessità,
giacchè una siffatta anticipazione della soglia di
punibilità del tentativo sembrerebbe sanzionare una mera
intenzione più che una condotta, e la intenzione, in
quanto tale, e a differenza appunto della condotta,
appare di non facile dimostrabilità.
In realtà la Sentenza appare
giuridicamente corretta proprio per la speciale
tipologia del delitto cui nel caso de quo è stata
applicata la ipotesi tentata, e che come si è detto, non
è affatto quello di violenza sessuale di cui all’art.
609 bis Cp, bensì quello ben diverso di atti sessuali
con minorenne di cui al successivo art. 609 quater Cp.
Ne deriva che mentre pare davvero
arduo ritenere provato un tentativo di violenza sessuale
sulla scorta di un semplice passaggio in auto
direzionato verso casa propria giacchè manca qualsiasi
atto di costrizione idoneo a pronosticare il futuro
comportamento del reo in caso di resistenza della
vittima, nel caso di atti sessuali con minori puniti in
quanto tali (essendo irrilevante l’atteggiamento della
vittima), diventa più semplice ricostruire, sulla base
degli elementi accertati agli atti, la inequivoca
intenzione del reo soprattutto in assenza di una valida
alternativa da egli proposta.
Siamo di fronte ad un tipico caso
di inversione dell’onere della prova, insomma, nel senso
che, una volta accertato che un adulto ha contattato per
un appuntamento a casa propria una minorenne il
tentativo del delitto di cui all’art. 609 quater Cp è
presunto, e toccherà all’adulto dimostrare al Giudice
che le proprie azioni erano mosse da diverso
intendimento.
www.avvocatosteccanella.it |