Diritto al rimborso di 186 euro per le utenze consumer,
465 euro per le utenze business, ma ora chi paga?-
Con una sentenza
dello scorso 10 gennaio, resa nota nei giorni scorsi, la
Commissione Tributaria Regionale del Veneto ha accertato
l’illegittimità della tassa di concessione
Governativa sui telefonini cellulari che le
compagnie telefoniche continuano ad esigere quali
sostituti d’imposta dell’Agenzia delle
Entrate.
Si tratta di un
balzello – uno dei tanti – che costa ad ogni italiano in
possesso di un abbonamento di tipo consumer per
l’utilizzo di un telefonino 5,16 euro al mese
e 12, 91 per ogni
abbonamento di tipo business.
Lo Stato, ogni
anno, raccoglie un importo compreso tra i 750 ed i 900
milioni di euro.
La Commissione
Tributaria Regionale del Veneto, nel confermare una
decisione della Commissione provinciale di Vicenza ha,
per un verso, statuito che le pubbliche amministrazioni
non possono, in nessun caso, essere tenute al versamento
della tassa di concessione governativa e, per altro
verso – si tratta dell’aspetto della decisione più
rilevante per i privati – che la disciplina impositiva
della tassa di concessione governativa
deve considerarsi tacitamente abrogata per
effetto dell’entrata in vigore del codice delle
comunicazioni elettroniche e della conseguente
liberalizzazione dei mercati.
Sebbene
sarebbe auspicabile che, da domani, l’Erario
rinunci ad escutere il balzello introdotto nel nostro
Paese nel lontano 1995 per tassare i telefonini
all’epoca ritenuti un lusso, è, invece, assai probabile
che non andrà così.
Le
compagnie telefoniche, d’altro canto, per il
tramite delle relative associazioni di categoria, hanno
già fatto sapere che la decisione della commissione
tributaria regionale del Veneto non travolge il loro
diritto a richiedere il pagamento della tassa che,
peraltro, loro rigirano, integralmente, all’Agenzia
delle entrate.
Sembra, invece, che
i cittadini e le imprese che hanno sin
qui versato il balzello abbiano diritto al
rimborso di quanto pagato negli ultimi
tre anni.
I titolari di
utenze consumer potrebbero, quindi, richiedere
indietro sino a circa 186 euro mentre i
titolari di utenze business fino a
circa 465 euro
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