Prima il terremoto, poi
lo tsunami e per finire un disastro nucleare: il mondo
ha assistito esterrefatto a quanto accadeva in Giappone.
Tutti eventi poco probabili, difficili da prevedere
anche per gli esperti, ma con conseguenze molto gravi.
Spesso però le persone tendono a trarre conclusioni
errate dall'osservazione di un numero ristretto di
eventi casuali. E a chiedere di conseguenza modifiche
alle regole del gioco. Ma alcuni errori di percezione
possono costare molto cari. I dati sulle giocate del
lotto danese lo confermano.
Una catastrofe nucleare
o una crisi finanziaria sono eventi che hanno una bassa
probabilità di verificarsi, ma quando si verificano
hanno conseguenze disastrose. Per questo è difficile
accettare che persino gli esperti facciano fatica a
prevederli. Le difficoltà nascono da un'insufficiente
comprensione delle cause e delle loro
interazioni: le probabilità non sono indipendenti
ma, al contrario, sono condizionate agli altri eventi.
DUE FALLACE IN AZIONE
Gli esperti devono, per
forza di cose, basare le proprie previsioni su quanto
osservato in passato e ragionare per inferenza. Quando
avviene un evento che era considerato estremamente
improbabile, si sforzano di capire se il modello in uso
debba essere rivisitato o meno, il che ha un'importanza
cruciale per quanto concerne le raccomandazioni di
policy. Ad esempio: quali raccomandazioni dovrebbero
fornire gli esperti alla luce di quanto avvenuto a
Fukushima o a seguito della recente crisi
finanziaria? In questa fase, il cittadino medio resta
disorientato e soggetto a una percezione distorta
della casualità degli eventi più improbabili. La più
comune è ricavare dall'osservazione di alcuni dati, la
sensazione che esista uno schema fisso col quale gli
eventi si ripetono, senza che questo sia vero e ciò
potrebbe indurre a reazioni sproporzionate di fronte al
verificarsi di tali eventi. Più precisamente, potremmo
dire che molte persone tendono a trarre conclusioni
eccessive sulla sottostante distribuzione della
probabilità dall'osservazione di un numero ristretto di
eventi casuali. Un intero filone di letteratura
inaugurato da Amos Tversky e Daniel Kahneman ha
individuato la fonte di questo problema nella cosiddetta
"legge dei piccoli numeri". (1) Ma perché alcune
persone sono così propense a deduzioni affrettate?
Esistono due spiegazioni plausibili, ma apparentemente
contraddittorie.
Si cade nella "fallacia del giocatore d'azzardo"
quando ci si attende un repentino spostamento verso la
media. Se, ad esempio, un giocatore osserva
uscire per tre volte il rosso alla roulette, tende a
pensare che la volta successiva debba uscire il nero ed
è facilmente indotto a scommettere sul nero. (2)
La "fallacia della mano calda" ricorre invece
quando, dopo aver osservato una serie di eventi inusuali
e simili, un giocatore tende a credere che questa serie
continuerà nel futuro.
Il termine "mano calda" deriva dal basket: ha la "mano
calda" un giocatore che fa canestro molte volte di fila,
cioè ha più probabilità di segnare al tentativo
seguente. (3)
La più recente teoria comportamentale ha tentato di
riconciliare l'apparente contraddizione tra i due tipi
di conclusione errata con una spiegazione la cui
intuizione sottostante può essere spiegata ricorrendo
all'esempio della roulette. (4)
Una persona soggetta alla "legge dei piccoli numeri"
crede che i piccoli campioni siano "simili" alla vera
distribuzione, cioè che anche un piccolo campione possa
essere sufficientemente rappresentativo. Quindi, per
esempio, è indotta a credere che su sei giri di roulette
tre debbano quasi necessariamente essere rossi e tre
neri (ignoriamo per semplicità il verde) e se quanto
osservato si discosta invece da questa regola del
50-50, si attende un immediato riequilibrio. Nel
nostro esempio, se su sei giri consecutivi di roulette
il rosso esce due volte, la persona è convinta che al
terzo giro l'uscita del nero sia "dovuta", per
ripristinare il rapporto 50-50. Supponiamo ora che la
persona in questione dubiti della correttezza della
roulette. Se osserva un evento improbabile (ad esempio,
sei volte rosso su sei giri), inizia a dubitare del
funzionamento della ruota della roulette perché una
lunga serie non corrisponde a quella che nella sua
percezione dovrebbe essere una sequenza casuale. La
persona rivisita allora il proprio modello di
generazione dei risultati, dando maggiore probabilità
all'evento che vede accadere più spesso del previsto
(nel nostro caso, l'uscita del rosso). La conclusione
della teoria è che la stessa persona può credere in un
primo momento, quando la serie è breve, nel repentino
cambio di rotta (la fallacia del giocatore) e in un
secondo momento, quando la serie è lunga, può credere
nel prosieguo del trend al quale assiste (la fallacia
della mano calda).
I NUMERI DEL LOTTO
DANESE
In un recente studio
abbiamo utilizzato dati raccolti dal Lotto per
verificare la teoria. (5)
Il Lotto fornisce un'opportunità unica e particolarmente
convincente per verificare questo genere di distorsioni.
In primo luogo perché il processo di estrazione
casuale è noto e si fa di tutto per renderlo
trasparente: l'estrazione dei numeri dall'urna è
trasmessa in diretta televisiva ed è soggetta al
controllo dello Stato.
Dovrebbe inoltre essere chiaro a tutti gli osservatori
che i numeri sono estratti in modo veramente casuale e
che l'osservazione delle estrazioni passate non fornisce
alcuna informazione riguardo a quelle future (ovvero le
estrazioni sono totalmente indipendenti).
I dati del nostro studio, relativi alla lotteria di
stato danese 7/36, sono particolarmente utili perché
seguono individualmente i giocatori nel corso del tempo,
il che ci permette di studiare come reagiscano alle
estrazioni più recenti. (6) Abbiamo trovato
evidenza che ricorrono entrambi i tipi di fallacia e che
veramente esiste un legame tra loro, come ipotizzato da
Rabin e Vayanos.
Molti giocatori, indipendentemente da tutto, tendono a
scegliere gli stessi numeri settimana dopo settimana.
Altri invece reagiscono alle estrazioni precedenti e
spesso lo fanno evitando di giocare i numeri usciti la
settimana prima, mentre preferiscono orientarsi sui
numeri estratti per varie settimane di fila. In
particolare, i dati al livello individuale ci permettono
di mostrare che le due fallace sono sistematicamente
correlate: i giocatori inclini alla fallacia del
giocatore d'azzardo sono inclini anche alla fallacia
della mano calda. In una certa misura, le due fallace
esistono e coesistono (cioè alcuni individui non sono
soggetti ad alcun tipo di fallacia, altri sono più
soggetti a una che all'altra, altri ancora a entrambe),
ma sono sufficientemente diffuse e sistematiche da
permetterne l'individuazione anche a livello aggregato.
La figura 1 mostra la percentuale di tutte le
"reazioni" (ovvero la mossa successiva a quella di
un'estrazione) come una funzione del numero di settimane
consecutive di estrazione del numero. Per esempio, la
prima barra mostra che se un dato numero non è stato
estratto nella settimana precedente (un evento
probabile), i giocatori sono relativamente indifferenti
se sceglierlo oppure no (la probabilità che lo giochino
o meno è la stessa). La seconda barra mostra che se un
dato numero è stato estratto la settimana precedente,
avrà meno probabilità di essere giocato (di circa due
punti percentuali): è una dimostrazione della presenza
della fallacia del giocatore d'azzardo a livello
aggregato. Le successive barre sulla destra mostrano che
se un dato numero viene estratto varie volte di fila (un
evento improbabile), tende a diventare sempre più
"popolare". I risultati sono in linea con le recenti
scoperte dai laboratori sperimentali. (7)
Figura 1:
Scelte in percentuale di un dato numero in funzione del
numero di settimane consecutive in cui è stato estratto
(include intervalli di confidenza del 95 per cento).
ERRORI CHE COSTANO
Tutto ciò può
semplicemente apparire assurdo, ma oltretutto è anche
costoso, per due ragioni. I giocatori che più sono
soggetti alle due fallace sono anche quelli che
generalmente perdono di più. Questi giocatori
infatti comprano sistematicamente più biglietti e, con
un tasso di pagamento del lotto danese del 45 per cento,
inevitabilmente perdono, in media, più denaro.
Probabilmente, percepiscono in maniera errata anche le
possibilità (scarse) di vincita: nel caso danese la
probabilità di vincere è una su otto milioni. Vincono
poi di meno: non perché abbiano meno probabilità di
vincere, ma perché tendono a scegliere esattamente gli
stessi numeri di altri giocatori soggetti alle stesse
fallace. E quindi, quando vincono, vincono mediamente
meno denaro perché la lotteria ha una struttura "pari-mutuale"
per la quale il premio in denaro è fisso e viene
suddiviso tra i vincitori.
Ne è un esempio estremo il caso del lotto bulgaro 6/42:
nel settembre 2009 per due settimane consecutive è stata
estratta la stessa esatta sequenza di numeri. Nessun
giocatore aveva vinto alla prima estrazione, ma ben
diciotto persone indovinarono la seconda. Così, i
diciotto vincitori hanno dovuto dividersi il jackpot,
perdendo circa il 94 per cento del premio rispetto a
quello che avrebbero vinto se fossero risultati l'unico
vincitore.
Utilizzando il gioco del lotto, il nostro studio mostra
che alcune persone tendono a trarre conclusioni molto
forti basandosi su poche osservazioni e che le credenze
sbagliate sono comuni e sistematiche quando cercano di
prevedere eventi improbabili. In una prospettiva più
generale, questi errori possono indurre l’opinione
pubblica e i media a chiedere forti cambiamenti
di policy in risposta a eventi altamente improbabili. In
questi casi, i politici sono così chiamati a rispondere
alla domanda popolare di nuove regole, ma il regolatore
dovrebbe stare bene attento alla comune tendenza a
trarre conclusioni sbagliate sulla regolarità di eventi
rari e dovrebbe studiare con cura i dati osservati, per
comprendere se davvero giustificano una correzione di
rotta.
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