PROROGA SINE DIE

Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, intervenuto al XXIII Congresso nazionale dell’ Aiga svoltosi recentemente a Padova , ha preannunciato la revisione delle modalità di elezione dei componenti i Consigli dell’ Ordine, dopo le decisioni della Giustizia Amministrativa, che ha “bocciato” il precedente Regolamento ministeriale, emanato in attuazione della Legge Professionale n. 247/ 2012 e basato sul voto di lista.

Il Ministro ha dichiarato che gli elettori non dovranno più votare per una lista ma voteranno i singoli candidati , con possibilità di esprimere al massimo preferenze pari ad 1/3 dei componenti da eleggere. Inoltre sarà garantita la parità tra generi , nel senso che è previsto l’obbligo di votare un numero paritario di candidati di sesso diverso qualora il singolo elettore intenda attribuire il proprio voto ad un terzo dei consiglieri eleggibili, ossia esprimere il massimo delle preferenze.

Il Ministro ha aggiunto che prima di rendere operativo il tutto sarà necessario acquisire la piena condivisione del CNF e delle Associazioni forensi e che ci vorrà del tempo, con previsione del “ riallineamento temporale su tutto il territorio nazionale entro il 2018”.

Se è certamente positivo aver abolito il voto di lista ( e per primi, noi di AFG unitamente all’ Agifor, avevamo invitato con una formale comunicazione il Ministro della Giustizia a non firmare il Regolamento elettorale poi “ bocciato “ dai Giudici Amministrativi), desta non poca perplessità , per non dire sconcerto, la prospettata e concreta ipotesi di slittamento “ sine die” delle elezioni per il rinnovo di molti Consigli dell’ Ordine, e tra questi quello di Roma.

Allo stato, in palese violazione della normativa vigente, i Consigli dell’ Ordine, che versano in una situazione di proroga di fatto, potrebbero curare soltanto il disbrigo degli affari urgenti , invece continuano a svolgere la normale attività, prevista per tali enti, senza che sia stato consentito agli elettori , nonostante il lungo tempo trascorso, di esprimere direttamente il proprio voto per eleggere i rappresentanti ritenuti degni e meritevoli.

Tutto ciò contribuisce a creare uno stato d’incertezza, disaffezione e sfiducia nelle Istituzioni da parte degli Avvocati, privati di un loro legittimo diritto e che si sentono, a ragione, sempre meno considerati dal potere politico .

VOLTIAMO PAGINA

PAOLO NESTA

BANDIERA BIANCA

Mafia Capitale, i recenti scandali dell’Anas, del Comune di Sanremo, degli appalti illeciti per il Giubileo, che costituiscono, peraltro, la punta dell’iceberg di un malcostume imperante, ampiamente diffuso ad ogni livello, confermano un degrado morale, sempre più accentuatosi nel tempo e che ormai ha assunto aspetti intollerabili.

Nel 1992, all’epoca di Mani pulite, taluni avevano ritenuto che ci sarebbe stata una svolta in senso positivo, ma è sconfortante, invece, a distanza di oltre venti anni, dover constatare che nulla è cambiato, anzi il malaffare e la corruzione si sono ancor più estesi e dilagano in quasi tutti i settori della società italiana.

Il cittadino comune, quello che onestamente e con grande difficoltà, anche economica, vive la sua vita quotidiana, è non solo esausto per tutto il marcio che lo circonda, ma versa, e a ragione, in una situazione di totale sfiducia nelle Istituzioni e in una giustificata rassegnazione, allo stato irreversibile.

I valori fondamentali dell’onestà, dell’impegno, del sacrificio, del dare tutto per fare il meglio secondo le proprie capacità, che costituiscono le solide fondamenta per portare avanti dignitosamente il nostro percorso di vita, sono messi a dura prova e rischiano di affievolirsi di fronte alla logica maramalda dell’arrivismo sfrenato, della sopraffazione e del raggiungimento, non per merito, ma con ogni mezzo e ad ogni costo, dell’obiettivo.

La ragione ci spingerebbe ad alzare bandiera bianca di fronte all’apparente ineluttabilità degli accadimenti, che vanno aldilà delle nostre possibilità di opposizione, eppure il modo di essere, la coscienza, la sensibilità degli onesti, di coloro che , anche nel loro piccolo, quotidianamente adempiono al dovere con fatica e impegno, ci spingono a non piegare la testa, ad andare avanti nella retta via, sperando che la situazione, prima o poi, possa cambiare e nella consapevolezza, comunque, che essere coerenti con la propria coscienza consente di vivere con pienezza e di dare un senso compiuto alla vita.

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PAOLO NESTA

SCRIVIAMO POCO…

“La lunghezza degli atti contrasta con la regola che gli atti del processo civile devono essere redatti in forma concisa. La concisione è funzionale all’esercizio del diritto di difesa e del contraddittorio e ha lo scopo di rendere intellegibili gli argomenti difensivi e le domande e le eccezioni sia a ciascuna delle parti, sia al giudice….le parti hanno l’onere di agevolare l’esercizio del dovere del giudice, facendo comprendere nel modo più chiaro quale sia la specifica materia del contendere….”.

Così si è espressa la Corte d’ Appello di Milano, che, nel giudizio pendente, ha imposto agli Avvocati di riassumere le tesi difensive con separata nota, da suddividere in capitoletti, disponendo, altresì, la predisposizione di un indice numerato degli argomenti trattati.

Tale provvedimento è, peraltro, in linea con l’attuale orientamento della Corte di Cassazione e della Corte di Strasburgo per la quale il ricorso, formato da più di 10 pagine, deve considerarsi eccezionale, nonché con la recente normativa del processo telematico, che prevede l’obbligo di atti sintetici, sia per gli Avvocati che per i Giudici. Come afferma la Corte di Cassazione (sentenza 4 luglio 2012 n.11199) “….la particolare ampiezza degli atti non giova alla chiarezza degli atti stessi e concorre ad allontanare l’obiettivo di un processo celere che esige, da parte di tutti, atti sintetici, redatti con stile asciutto e sobrio “.

Al riguardo non c’è dubbio che l’Avvocato debba affrontare e trattare le questioni essenziali della causa, sviluppando il suo ragionamento con chiarezza, senza avventurarsi nelle oscure e ridondanti righe, spesso, di un ambiguo discorso. E’ altrettanto vero, però, che la brevità non deve andare mai a scapito di una esaustiva rappresentazione delle argomentazioni addotte, finalizzata a convincere il giudice della fondatezza delle tesi difensive sostenute.

Il ritenere, poi, che la lunghezza degli atti processuali inciderebbe negativamente sulla celerità dei processi, francamente non mi appare condividibile, atteso che l’abnorme durata dei processi è riconducibile a ben altre ragioni, che gli operatori del diritto ben conoscono, e per ovviare alle quali nulla è stato fatto concretamente, nel corso degli anni, dalla classe politica.

Continuare ad accreditare la tesi che la lunghezza dei processi, per un motivo o per un altro, dipende dagli Avvocati è ormai un ritornello stantio, non rispondente alla realtà dei fatti e del quale faremmo volentieri a meno.

VOLTIAMO PAGINA.

PAOLO NESTA

FARE PRESTO

 

E’ notizia di questi giorni che il MIUR ( Ministero Istruzione, Università e Ricerca ) ha predisposto, insieme al Consiglio Universitario Nazionale, la bozza di decreto che va ad innovare il corso di laurea in Giurisprudenza.

Tale decreto prevede l’eliminazione dell’attuale ciclo unico universitario, che porta alla laurea magistrale in Giurisprudenza, in favore di due corsi.

L’uno prevede un triennio, con meno crediti formativi vincolati, a favore di quelli “ liberi “ e un biennio specialistico, orientato verso le più concrete esigenze di mercato.

Il secondo, invece, ci riguarda particolarmente, in quanto, trascorso il primo quadriennio, prevede l’ultimo anno , a numero chiuso,per coloro che vogliono intraprendere la carriera di Avvocato o di notaio, con la possibilità di effettuare 6 dei 18 mesi di pratica richiesti, durante il corso di studi, come stabilito dalla Legge Professionale n. 247/2012. Il provvedimento, una volta approvato dal MIUR, dovrà essere esaminato e condiviso dal Ministero della Giustizia.

Invero, tale modifica del corso di studi in Giurisprudenza sarebbe dovuta intervenire già alcuni anni fa, come più volte avevamo sostenuto, per evitare le nefaste conseguenze che ora sono davanti agli occhi di tutti.

Circa 240000 Avvocati su circa 61 milioni di residenti in Italia , con una percentuale attuale di 3,9 iscritti agli Albi ogni mille abitanti, mentre venti anni fa tale percentuale era dell’ 1,5 per cento e dieci anni fa del 2,5 per cento.

Con l’attuale rapporto e la crisi economica in atto non ci sono sufficienti spazi professionali per gli Avvocati , la cui condizione sociale ed economica va sempre più peggiorando.

E’ necessario, quindi, fare presto, anche se è tardi, molto tardi, procedendo all’immediata approvazione della riforma, per contenere l’accesso indiscriminato ad una professione che, nonostante i molteplici attacchi ai quali è sottoposta, si contraddistingue, pur sempre, per la sua nobiltà e per il rilevante ruolo sociale, che ricopre a tutela dell’intera collettività.

VOLTIAMO PAGINA.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              PAOLO  Paolo Nesta

AVVOCATO SPECIALISTA MA SENZA LAVORO

Il 14 novembre 2015 entrerà in vigore il Regolamento, emanato dal Ministero della Giustizia con Decreto 12.08.2015 n. 144, recante disposizioni per il conseguimento e il mantenimento del titolo di Avvocato specialista, secondo quanto previsto dall’art. 9 della Legge 247/2012.

Tale Regolamento prevede ben 18 settori di specializzazione e la possibilità di conseguire il titolo di specialista al massimo in due settori.

I requisiti, richiesti per acquisire il titolo di specialista in una delle 18 aree previste, sono la frequentazione con esito positivo di appositi corsi di durata biennale oppure, per gli Avvocati con un’anzianità forense di almeno 8 anni e purché abbiano esercitato negli ultimi 5 anni la professione “ in modo assiduo, prevalente e continuativo”, aver trattato almeno 15 affari l’anno “ rilevanti per quantità e qualità” in uno dei settori previsti per la specializzazione.

Tale Regolamento desta perplessità e, ad avviso dell’ A.N.F. che ha già proposto impugnazione innanzi al Tar del Lazio presenta “ evidenti profili d’ illegittimità” riconducibili “alla diversità di trattamento e al disvalore dell’effettiva esperienza professionale…” alla valutazione della “ qualità degli incarichi ai fini della comprovata esperienza non ancorata ad alcun criterio oggettivo ma rimessa ad un apprezzamento ingiustificatamente discrezionale”.

In effetti, se è ben vero che esiste una netta distinzione tra le aree del civile, penale e amministrativo, appare quantomeno eccessiva la frammentazione del civile, soprattutto se rapportata alla prevista unicità del penale e dell’amministrativo, che pure, nell’ottica adottata per il civile, si sarebbero prestati, a loro volta, ad analoga frammentazione.

Sotto diverso profilo, non appare giustificabile la prevista limitazione per conseguire il titolo di specialista a non più di due settori, quando un Avvocato ben può essere in grado di acquisire adeguata professionalità, anche in più di due dei 18 settori previsti nel Regolamento.

Fondato, inoltre, è il timore che in tal modo si intenda settorializzare l’attività professionale a vantaggio dei soggetti più forti e a scapito di tanti altri, specialmente se giovani, per poi giungere ad impedire agli Avvocati, privi di specializzazione, di assistere i clienti in vertenze giudiziarie che vertano in tale materia.

Evidentemente non si è tenuto conto che in un periodo in cui gli spazi professionali si vanno sempre più riducendo, c’è il concreto rischio che una gran moltitudine di Avvocati non abbia occasioni di lavoro, proprio in conseguenza dell’eccessiva settorializzazione.

Sarebbe stato più razionale ed opportuno, almeno per il momento, prevedere la specializzazione per le tre grandi aree del civile, penale e amministrativo, tenendo anche conto che, rispettivamente per ciascuno dei suindicati ordinamenti esistono correlazioni e collegamenti tra i vari istituti, che non possono soggiacere alla logica della frammentazione, pena una visione limitata dell’ordinamento stesso e, quindi, una resa professionale non adeguata.

È’ auspicabile che il Regolamento de quo sia modificato e razionalizzato entro breve tempo, per ovviare ad una scelta certamente non adeguata alle esigenze degli Avvocati e anche dei cittadini.

VOLTIAMO PAGINA. PAOLO NESTA

NELLA GIUSTA DIREZIONE

Dal 24 al 26 settembre si è svolta a Rimini la XI Conferenza della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, con la partecipazione di numerosi Avvocati provenienti da ogni regione italiana.

La Conferenza, che ha visto gli interventi, tra gli altri, del Ministro della Giustizia Orlando, del Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Legnini e del Presidente del CNF Mascherin, è stata un importante occasione per discutere e approfondire, con i rappresentanti delle istituzioni  e delle associazioni forensi, oltreché con i politici presenti, le tematiche riguardanti l’attuale identità dell’Avvocato, la sua perdita di ruolo pubblico e di prestigio, le difficoltà economiche nelle quali versa l'Avvocatura ( basti evidenziare che negli ultimi anni il reddito medio degli Avvocati è diminuito di circa il 30% ), le modalità organizzative della professione e la domanda di welfare degli Avvocati.

A tal riguardo il Presidente della Cassa, Nunzio Luciano, al quale va dato il merito di aver saputo dare al Congresso un taglio snello, ispirato alla concretezza e attento alla comunicazione con la sapiente regia del giornalista del TG1 Francesco Giorgino, ha  illustrato gli  obiettivi che Cassa Forense  intende perseguire, orientati non solo alla tutela previdenziale ma anche al rafforzamento dell’assistenza nei confronti dei Colleghi in posizione di debolezza, mediante l’adozione di adeguate misure.

E proprio nel corso della Conferenza è giunta la notizia che anche il Ministero del Welfare, dopo quelli della Giustizia e dell’ Economia e Finanze, aveva dato il benestare al Regolamento sull’ Assistenza, approvato nei mesi scorsi dal Comitato dei Delegati dopo un serrato e costruttivo dibattito dove ciascuno dei componenti (e lo posso assicurare facendone parte) ha dato un utile contributo, tenendo sempre presenti le esigenze e i bisogni dei Colleghi.

Tale Regolamento, che entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio 2016, ha modificato completamente il precedente Regolamento, che aveva una grande limitatezza operativa e che non era in grado di soddisfare le esigenze e i bisogni dei Colleghi.

Il nuovo Regolamento, in primo luogo, ha triplicato la somma da destinare all’ assistenza (da 20 a 60 milioni di euro l’anno), prevedendo 5 aree d’intervento (bisogno, famiglia,salute, professione e spese funerarie.

Sarà possibile, d’ora in poi, intervenire con maggiore velocità, essendo state sveltite le relative procedure, per venire incontro ai Colleghi in stato di bisogno e anche per aiutare i giovani che vogliono avviare lo studio professionale individualmente o in associazione.

Successivamente avrò modo di entrare nel dettaglio della nuova regolamentazione in quanto è importante che i Colleghi abbiano piena conoscenza e consapevolezza degli interventi, che la Cassa Forense può effettuare in loro favore.

Insomma si sta andando nella giusta direzione, anche se molto ancora deve essere fatto, ma il conseguimento di importanti obiettivi in favore dei Colleghi, specialmente quelli più deboli, è un fatto positivo da segnalare.

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PAOLO NESTA

IL SOLITO FUOCO DI PAGLIA

Nei giorni scorsi ha suscitato clamore un episodio accaduto a Roma, che ha visto coinvolto un alto dirigente del Coni, disabile. E’ accaduto che un tassista si è rifiutato di prestare il servizio richiestogli dalla persona in quanto, a suo dire, non era in grado di caricare sulla macchina la carrozzella, utilizzata per gli spostamenti dal disabile.

Un episodio indubbiamente increscioso e che lascia l’amaro in bocca, riconducibile, però, ad una sola persona, non essendo certamente ascrivibile tale censurabile condotta all’intera categoria dei tassisti romani.

Alla vicenda è stato dato ampio risalto dagli organi d’informazione proprio in quanto era stato coinvolto un personaggio di rilievo , ma fatti di questo genere accadono quotidianamente in diversi ambiti e chi ne è vittima continuerà a subire, nell’anonimato e con le frustrazioni del caso acuite dal suo stato di debolezza, tali violazioni di suoi fondamentali diritti. Insomma passato il “fuoco di paglia” tutto tornerà irrimediabilmente come prima.

D’altra parte che cosa ci si può aspettare se continuano a non trovare pretica applicazione le leggi e i regolamenti vigenti per la tutela dei diversamente abili ( penso alle barriere architettoniche, alle difficoltà di accesso ai mezzi pubblici, ai musei, alle preclusioni e difficoltà nel lavoro, alla scuola etc.). L’importante per chi ci governa , a prescindere dal colore politico, è apparire sensibili al problema senza esserlo veramente, e, quindi, non dando risposte concrete ed efficienti.

Dicevo tempo fa che è il segno dei tempi, ma è un “ modus vivendi che non mi piace e che non piace a tante persone che, purtroppo, si trovano nella condizione di non saper che cosa fare per cambiare a livello generale la situazione ma che ,tuttavia, nel loro piccolo e nelle vita quotidiana, si comportano con coerenza e coscienza.

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PAOLO NESTA

INCOMPATIBILITA’ PER L’ AVVOCATO

Il Ministero della Giustizia, con la circolare 14 luglio 2015, ha fornito indicazioni sull’interpretazione da dare all’art.14 del DM 180/2010, modificato dal DM 4 agosto 2014 n.139.

Tale articolo sancisce alcune incompatibilità, che avevano dato luogo a dubbi interpretativi , e conseguentemente il Ministero della Giustizia ha ritenuto necessario fornire chiarimenti tramite la suindicata circolare.

E’ stato evidenziato che l’art.14 bis mira ad assicurare che l’attività di mediazione sia svolta da un soggetto che offra garanzie, anche sul piano dell’apparenza, di indipendenza e terzietà.

Al riguardo è pacifico che l’avvocato , iscritto come mediatore presso un organismo di mediazione, non possa attivare la procedura di mediazione presso l’organismo ove svolge l’attività di mediazione.

Il dubbio, invece,era sorto in ordine alla operatività di tale divieto anche per l’avvocato di fiducia della parte chiamata in mediazione, iscritto come mediatore presso l’organismo scelto dalla parte istante.

Il Ministero, al riguardo, ha ritenuto che il divieto operi anche in tal caso, perché diversamente le parti si troverebbero in posizioni ingiustificatamente differenziate e non si darebbe la giusta garanzia alla parte istante

circa lo svolgimento imparziale del procedimento di mediazione.

Sotto diverso profilo, il suindicato divieto è stato ritenuto operativo anche quando l’organismo di mediazione si avvalga delle strutture ,del personale e dei mediatori di altri organismi con i quali abbia raggiunto a tal fine un accordo, anche per singoli affari di mediazione, ex art. 7, comma 2, lett.c) D.M. 180/2010.

Inoltre va evidenziato che le parti chiamate in mediazione non possono derogare consensualmente all’incompatibilità, atteso che la materia è sottratta alla libera disponibilità delle parti.

Da ultimo va evidenziato che l’organismo di mediazione, avuto riguardo alla funzione di vigilanza e controllo che la legge gli attribuisce, ha il potere/dovere di rifiutare istanze di mediazione, nell’ipotesi in cui l’avvocato, anche di una sola parte, risulti iscritto, quale mediatore, presso l’organismo medesimo.

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PAOLO NESTA

L'ESTATE STA FINENDO

Si ricomincia. Ognuno con i suoi progetti, le speranze, gli obiettivi da perseguire, le preoccupazioni , le incertezze e, comunque, con la voglia, talvolta non percepita ma esistente nell'inconscio, di migliorare le nostre condizioni e di dare un senso compiuto alla vita.

A volte sono proprio i blocchi negativi della mente che ci ostacolano nel raggiungimento dell'equilibrio e della serenita' e per fronteggiarli e'necessario usare alcuni accorgimenti e tra questi, uno dei piu'importanti e'relazionarsi con gli altri, evitando di chiudersi in se stessi in una condizione di solitudine. Vero ' e' che la societa' attuale non favorisce i rapporti basati sull'incontro personale, sempre piu' sostituiti dai rapporti telematici che , pur non risolvendo il problema, in ogni caso dimostrano la necessita' di relazionarsi del genere umano e contribuiscono ad alleviare quel senso di solitudine, che talvolta ci affligge.

Aiuta anche l'avere un approccio positivo ai fatti che accadono, avere obiettivi da raggiungere, tentare di apprezzare anche le piccole cose che accadono, avere cura della propria persona e, soprattutto, fare disinteressatamente le cose per gli altri , specialmente se in difficolta',da sensazioni di particolare gratificazione, pur nella consapevolezza che alcune volte non c' e' riconoscenza. Ma questo non e'un problema per chi e' sinceramente disponibile nell'animo ma piuttosto per chi non ha la sensibilita' di apprezzare e recepire il messaggio di chi tende la mano.

Riprendiamo , quindi, con l'auspicio di andare sempre avanti, superando gli inevitabili ostacoli e dando un senso alla vita , che scorre velocemente e inesorabilmente.

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PAOLO NESTA

Colleghi Avvocati followers potete usufruire su fw ( profilo Paolo Nesta- https://www.facebook.com/paolo.nesta) del servizio di informazione giuridico-legislativo-vario che quotidianamente e gratuitamente metto a disposizione cordialità, Avv. Paolo Nesta-Presidente AFG.(Alleanza Forense per la Giustizia) https://www.facebook.com/pages/Alleanza-Forense-per-la-Giustizia-AFG/319095544838187

Ritweettate giornalmente le notizie anche sul vostro profilo,per dar modo anche ai vostri amici di visionarle,cordialità.

-LA GIUSTIZIA CHE CAMBIA

E' in via di approvazione il Decreto legge n.83/2015 , contenente misure che vanno a modificare significativamente la disciplina del codice civile, della legge fallimentare e in particolare del codice di procedura civile , specialmente per quanto concerne il processo esecutivo, nonche' il processo civile telematico.Da segnalare tra le innovazioni previste l'agevolazione fiscale , qualora abbia esito positivo la procedura di negoziazione assistita, con il riconoscimento di un credito d'imposta fino a 250 euro.
Inoltre il creditore, autorizzato dal Giudice, potra' ricercare liberamente per via telematica i beni del debitore da pignorare ,accedendo all'anagrafe tributaria, al pubblico registro automobilistico, agli enti previdenziali, alla Conservatoria  dei registri immobiliari e cosi via, senza l'intervento dell'Ufficiale Giudizario. Sempre con riferimento al processo civile telematico all'Avvocato e'riconosciuto il potere di autentica con relativa attestazione di conformita', allorquando deposita ,con  modalita' telematiche, la copia  informatica di un atto formato su  supporto analogico e notificato, con modalita' non telematiche, dall'Ufficiale Giudiziario o con la procedura prevista dalla legge 21 gennaio 1994 n. 53.


Sempre in tema di PCT e'previsto il deposito telematico dell'atto introduttivo del giudizio o del primo atto difensivo anche innanzi alla Corte d'Appello.Va sottolineato, inoltre, che l'atto di precetto di pagamento dovra' contenere necessariamente l'avvertimento che il debitore puo' ovviare alla situazione di indebitamento , proponendo ai creditori un accordo per la ristrutturazione del debito mediante un piano predisposto con l'assistenza di un professionista o di un apposito organismo.
Altre modifiche riguardano il pignoramento dello stipendio e delle pensioni, il pignoramento dei beni del debitore donati nel fondo patrimoniale o nel trust, la vendita all'asta dei beni con possibilita' di pagamento rateale del prezzo fino a 12 mesi, l'opposizione all'esecuzione forzata con lo scopo di evitare contestazioni pretestuose per sospendere l'esecutivita' del titolo azionato.
Insomma una serie di modifiche che nell'intento del legislatore mirano a dare attuazione concreta ,al diritto giudizialmente riconosciuto in tempi ragionevoli , a snellire le procedure e a vanificare il tentativo dei " furbi" di sottrarsi all'obbligo di pagamento. Vedremo se l'obiettivo sara' raggiunto.
Ci aspettiamo, peraltro, che questo sia un primo passo nella direzione di una serie di ulteriori riforme della Giustizia, che quanto prima dovranno essere attuate.VOLTIAMO PAGINAPAOLO NESTA

Il disegno di legge sulla concorrenza, che era stato approvato il 20 febbraio scorso dal Consiglio dei Ministri, prevedeva la possibilita', per chi doveva vendere un box, acquistare un negozio o formalizzare la donazione di un terreno e cosi' via, il cui valore non fosse superiore ad euro 100000,00 catastali, di avvalersi della prestazione professionale dell' Avvocato, anziche'del notaio.

Conseguentemente la compravendita di tali beni non sarebbe piu'stata un'esclusiva dei notai ,ma avrebbe potuto essere stipulata , mediante scrittura privata autenticata, in uno studio legale.
Indubbiamente tale previsione legislativa , ove attuata, avrebbe costituito una nuova e importante opportunita' di lavoro per gli Avvocati , in un periodo storico non esattamente florido dal punto di vista economico. E' notizia di questi giorni, pero', che tale ipotesi e' sfumata, avendo prevalso evidentemente le vere lobbies e non quella ,che noi sappiamo essere inesistente, strumentalmente attribuita agli Avvocati.

Questa, come altre negative notizie, non sono positive e contribuiscono ad alimentare quel senso di pessimismo , che pervade molti di noi.

Accade, poi, in una serata di calda estate , di essere ospite, unitamente agli amici di Voltiamo Pagina, in una nota localita' marina vicino Roma , di una carissima amica e Collega ( Lucilla Anastasio) , che da perfetta padrona di casa accoglie i partecipanti ,con lo stile che le e' consono, in un contesto ambientale estremamente piacevole.

Cio' che ha caratterizzato la splendida serata, oltre all'ottimo cibo preparato dalla padrona di casa, e'stata l'atmosfera di serenita' , che si e'venuta a creare fra tutti i partecipanti, in uno spirito di lealta', di condivisione di principi e di valori , non disgiunto da momenti di piacevole e sana allegria. Tutto cio' e' stato reso possibile dalla sintonia esistente tra i partecipanti alla serata, frutto del rispetto e del sincero apprezzamento reciproco , scevro da infingimenti e riserve mentali.

Ecco situazioni come questa allontanano il pessimismo, che a volte ci coglie, e alimentano la speranza , che forse non tutto e' perduto e che , fino a quando il nostro animo sara' sostenuto da contributi spirituali di questo tipo, avra' un senso impegnarsi per raggiungere, unitamente agli amici che credono nel progetto, gli obiettivi che ci prefiggiamo.

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PAOLO NESTA

NOTIZIA DELLA SETTIMANA- UN SERIO ESAME DI COSCIENZA

In un momento di cosi grave difficolta' dobbiamo aver ben chiaro che si deve perseguire con la massima determinazione la tutela della professione forense, che mai come oggi vede esposta a grave rischio , non solo la sua autonomia e indipendenza, ma anche la sua esistenza.

Basti pensare alla riduzione degli spazi lavorativi, che via via si sta rivelando inarrestabile, alla dequalificazione della nostra attivita', alla mancanza di prospettive dell' Avvocatura italiana, nei tempi passati saldamente inserita nella realta' sociale e proiettata nel futuro.

Il problema, che e' di enormi dimensioni,deve essere affrontato adeguatamente da tutte le componenti dell' Avvocatura, senza che siano rivendicati privilegi ,senza preconcette riserve per alcune di esse,assolutamente inconcepibili , in uno spirito di unita'di valori e di idee, che aldila'dei diversi punti di vista, costituiscono il patrimonio e l'essenza dell'Avvocatura stessa.

Vi e'la ineludibile necessita' che gli Avvocati, con una forte tensione etica e ideale, che , purtroppo appare smarrita, raccolgano la sfida, che viene proposta dalla societa', con la convinzione di poterla vincere.

Gli Avvocati tutti, adeguatamente rappresentati nelle componenti istituzionali e associative,debbono riflettere sui gravi errori commessi ed e'tempo che assumendo le relative responsabilita', intraprendano le iniziative ritenute opportune, convinti come siamo della validita'dell'insegnamento di Calamandrei, secondo il quale " E' l'ora in cui ogni classe, che non voglia essere spazzata via dall'avvenire che incalza, deve compiere senza ipocrisie un suo esame di coscienza e domandarsi su quali titoli di utilita'comune essa potra'vantare il suo diritto ad esistere domani".

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PAOLO NESTA

NOTIZIA DELLA SETTIMANA: STATO DI DIRITTO ......O NO ?

Durante la guerra dei Balcani, negli anni dal 1995 al 1999, vi furono numerosi bombardamenti della Nato sul territorio della Bosnia Erzegovina e del Kosovo. Tali bombardamenti videro l'utilizzazione dell'uranio impoverito, ossia materiale di scarto delle centrali nucleari ,usato per fini bellici e che rilascia nell'ambiente particelle di metalli pesanti , altamente cancerogene.

Dopo qualche anno iniziarono ad essere resi noti i casi di militari italiani ,ammalatisi di cancro e deceduti, al rientro dalle loro missioni in Bosnia e Kosovo.
Fino ad oggi ,dei militari operanti nelle zone dove e' stato utilizzato l'uranio impoverito, oltre 300 sono morti e ben 3600 sono gravemente malati di cancro.

Questi dati ci lasciano sgomenti , ma cio' che piu' sorprende, per non dire indigna, sono due circostanze. In primo luogo il fatto che gli americani, anch'essi impegnati nelle operazioni di guerra, avevano avvertito i vertici militari di tutti i paesi impegnati nella missione di guerra della pericolosita' delle neoparticelle di uranio impoverito, tanto che avevano dotato i loro militari di tute completamente impermeabili. I nostri militari, invece, non avevano alcuna tuta protettiva, operavano a mani nude e con il volto scoperto senza maschere. Sembra che di fronte alle giuste osservazioni dei militari italiani del perche' gli americani fossero cosi' equipaggiati, fu risposto che gli americani erano esagerati e che " tutto era a posto".....

L' altro aspetto , ancor piu' intollerabile per uno Stato democratico e di diritto , e'che lo Stato, dopo aver costituito la commissione d'inchiesta e stanziato 30 milioni di euro con la legge finanziaria del 2008, non ha riconosciuto, nella stragrande maggioranza dei casi ,la causa di servizio e i relativi indennizzi per le gravi malattie contratte dai militari in questione, costretti a rivolgersi alla Magistratura per veder riconosciuti i loro sacrosanti diritti. A tal riguardo va segnalata una lodevole sentenza della Corte d'Appello di Roma, che ha riconosciuto ai familiari di un militare deceduto per cancro ,contratto a seguito della missione in Kosovo, la somma di un milione di euro.

C'e' da chiedersi se quelle istituzioni , che dimenticano e snobbano servitori dello Stato colpiti da grave malattia, nell'adempimento del proprio dovere, per la inescusabile condotta omissiva delle autorita' preposte , debbano considerarsi rispettose di uno Stato democratico e di diritto.
La risposta e'no. E tutto questo contribuisce, purtroppo, ad ingenerare, sempre piu' un senso di sfiducia e di amarezza in quei cittadini onesti, che ancora credono, nonostante tutto, in determinati principi e valori, ormai molto spesso disattesi.

VOLTIAMO PAGINA.

PAOLO NESTA

DOVE ANDREMO A FINIRE ?

Secondo l'analisi svolta da un quotidiano nazionale , diffusa nei giorni scorsi,il reddito degli Avvocati , negli ultimi anni, e' diminuito del 18 % e il 45% dei Colleghi dichiara di percepire un reddito annuo inferiore ai 10000,00 euro. E' stato evidenziato, altresi', che si e'allargata la forbice tra i Colleghi piu'ricchi e quelli piu'poveri, tanto che il 50% del reddito prodotto complessivamente dalla categoria  e' fruito dal 9% degli Avvocati , mentre il restante 50% e' ripartito tra il 91% di essi.
In pratica su circa 225000,00 Avvocati , circa 20000,00 si dividono il 50% del reddito complessivamente prodotto. Inoltre gli Avvocati meno abbienti hanno meno di 40 anni con un reddito medio intorno ai 25000,00 euro.Indubbiamente e'uno scenario desolante che ritengo non appartenga ad alcun'altra professione intellettuale e che comunque umilia pesantemente intere generazioni di Colleghi, che con passione e dedizione si dedicano all'attivita' professionale.
Le ragioni di tale situazione sono molteplici e le conosciamo : la crisi economica in generale, l'enorme numero di iscritti agli Albi, una politica miope e vessatoria dei vari governi, senza distinzione di colore,
che hanno sempre piu' svilito e dequalificato la nostra categoria.
Le conseguenze di tutto cio'sono devastanti, soprattutto per gli under 40, ma non solo, tanto che una moltitudine di Colleghi non riesce a far fronte agli obblighi contributivi previdenziali e , anche sotto questo profilo, bisognera' rivedere il noto "art.21", che prevede l'obbligo di contribuzione per tutti gli iscritti agli Albi , a prescindere dal reddito percepito.
Per altro verso , si dovra' ampliare lo spazio professionale per gli Avvocati , consentendo loro di svolgere attivita', fino ad oggi, appannaggio esclusivo di altre categorie professionali.
Sono necessari immediati interventi legislativi , che consentano agli Avvocati, anche unitamente ad altri professionisti, di costituire societa', che consentano di ampliare gli spazi professionali e di ridurre  i costi. E' indispensabile che vi sia , pur nel dovuto  riconoscimento , anche sotto il profilo economico, della professionalita' e della qualita' del lavoro svolto, una migliore ripartizione del reddito complessivamente prodotto, attualmente riservato in alta percentuale a pochi, come sopra evidenziato, che magari fruiscono di condizioni di favore legate a collegamenti con i poteri forti.
Sara' opportuno affrontare anche il "tabu'" dell'esercizio a vita dell'attivita' professionale, ma di questo ne riparleremo.Se non si interviene urgentemente , la situazione inevitabilmente andra' a peggiorare e potrebbero crearsi problemi di non scarsa rilevanza anche sotto il profilo sociale, essendo inaccettabile che oltre centomila Avvocati debbano essere costretti a vivere in condizioni di estremo disagio economico, che,  in taluni casi, rasenta l'indigenza.
Dove andremo a finire, non lo sappiamo, pero' e' giunto il momento di avere tutti la consapevolezza  del dramma epocale, che stiamo vivendo e di agire concretamente con i fatti . VOLTIAMO PAGINA

PAOLO NESTA

NOTIZIA DELLA SETTIMANA- 17 GIUGNO 1983.Una data infausta per la Giustizia ( melius in questo caso Ingiustizia) italiana.

Per molti ( alcuni non erano nemmeno nati) tale data non assume una particolare rilevanza, eppure quel giorno iniziava una vicenda ,che avrebbe attirato l'attenzione dell'opinione pubblica per molti anni, ma che soprattutto avrebbe distrutto , fino a portarlo alla morte, la vita di un uomo onesto.

Quel giorno , all'alba in un noto hotel romano, veniva arrestato un popolare personaggio televisivo, Enzo Tortora, fino ad allora considerato, come in effetti era ,persona per bene, ma trattato nell'occasione come un pericoloso delinquente.
Il tutto avvenne con grande spiegamento delle forze di polizia e con relativa ripresa televisiva, segno evidente questo ,che qualcuno, preavvertendo, intendeva spettacolarizzare , per deplorevoli e non confessabili fini personali, l'evento e rendere di pubblico dominio l'immagine di un uomo in manette, sbigottito e stravolto per quanto gli stava accadendo.

Ebbene quella persona, che proclamo'a piu'riprese , ma invano, la sua innocenza per l'infamante reato contestatogli, dovette subire l'onta della condanna , della detenzione in carcere ( egli rifiuto', pur potendo all'epoca farlo, di avvalersi dell'immunita' parlamentare ) prima di veder riconosciuta la sua totale estraneita' ai reati a lui contestati.

Non e' questa la sede per entrare nel merito del processo ma certo e' che lo stesso fu caratterizzato da errori e omissioni di ogni genere, che sono emersi nella circostanza vista la notorieta' della persona coinvolta, ma che purtroppo si verificano anche in altri processi penali con imputati anonimi e, in taluni casi, non in grado di far valere adeguatamente le proprie ragioni.
Ovviamente , il fatto che talvolta possano essere commessi errori nell'ambito del processo e'fisiologico, ma e'francamente inaccettabile il fatto che l'errore sia la conseguenza di grave negligenza e/o imperizia o ,ancor peggio di valutazioni apodittiche di chi amministra la Giustizia.

E qui si manifesta In tutta la sua rilevanza il tema della responsabilita'civile dei Magistrati, che non vuol dire limitare l'autonomia e l'indipendenza dei Magistrati, che va garantita sempre e comunque, bensi' prevedere a livello legislativo e soprattutto applicare le giuste sanzioni a coloro che abbiano posto in essere condotte censurabili, tali da ledere gravemente i diritti dei cittadini.
L' Italia, purtroppo, sotto questo profilo, ha dovuto subire , piu' volte ,la condanna della Corte Europea, non gia' per l'eventuale carenza legislativa ma per l'interpretazione, piu' che restrittiva , data dai Giudici sul concetto di " colpa grave" , che integrerebbe l'ipotesi di responsabilita' del Giudice, tanto che ad oggi , e dopo tanti anni, si contano sulle dita di una mano i riconoscimenti di responsabilita' civile dei magistrati.

E' ineludibile ,quindi, l'esigenza che si cambi verso e finalmente chi amministra la Giustizia sia chiamato a rispondere effettivamente della sua " colpa grave" nell'espletamento dell'attivita',come avviene, peraltro, per tutti gli altri cittadini che svolgano un attivita'pubblica o privata.
Lo richiede il rispetto del principio d'uguaglianza , costituzionalmente garantito, e soprattutto il diritto dei cittadini di ottenere un risarcimento quando ingiustamente siano stati vittime di ingiustizia , a causa di condotte gravemente colpose dei Giudici.

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PAOLO NESTA

NOTIZIA DELLA SETTIMANA- UN AVVOCATO EROE

La disinformazione mediatica , spesso frutto di superficialita'e talvolta di malizia preconcetta, fornisce spesso all'opinione pubblica un'immagine distorta dell'Avvocato, rappresentato come colui che ricercando " cavilli" mira piu' agli interessi personali , piuttosto che a tutelare il cliente per la difesa dei suoi diritti. Noi sappiamo bene che non e' cosi per la stragrande maggioranza di noi e che le eventuali condotte negative sono ascrivibili a una esigua minoranza, che purtroppo, pero', incide notevolmente sulla reputazione e sulla considerazione ,che ha la collettivita' , della nostra categoria.

Cosi stando le cose non meraviglia che un recente episodio, pur tragico , che ha riguardato l'uccisione di un nostro Collega, abbia avuto uno scarso rilievo nei mezzi di comunicazione.
Eppure il Collega ucciso , l' AVVOCATO MARIO PICCOLINO, non era una persona qualunque.
E' stato un eroe e dico questo con estrema convinzione.

Egli,infatti, in una terra dove chi osa criticare certe dinamiche della societa' e denunciare illeciti all'opinione pubblica rischia in ogni momento la sua vita, ha avuto il coraggio ,tramite il blog, che curava personalmente, di esercitare il diritto di cronaca e di informare i visitatori del sito in merito alle vicende , anche quelle piu' scabrose, delle quali veniva a conoscenza.
Certamente non traeva alcun vantaggio personale e la sua condotta ,ispirata a nobili principi , era finalizzata a spezzare quel muro di colpevole omerta' , che si crea allorquando si vanno a toccare gli interessi di certi potenti.
Purtroppo il suo nobile intendimento si e' infranto contro un muro di violenza, che non lascia scampo a chi non si adegua. Il Suo, pero' , resta un fulgido esempio di un Avvocato, che si e' battuto per l'affermazione della legalita' e per la tutela del diritto dei cittadini di vivere in un contesto sociale ispirato al rispetto dei principi di liberta' e di democrazia, nella consapevolezza che avrebbe potuto pagare con la propria vita, come e'avvenuto, il perseguimento tenace di tali nobili fini.

Anche questo vuol dire essere Avvocati. Agire disinteressatamente , senza alcun vantaggio economico o di altro genere, perche' si crede in qualcosa ritenuto meritevole d'impegno personale e di attenzione, anche a costo di rimetterci la vita.

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PAOLO NESTA

NOTIZIA DELLA SETTIMANA- ATTENZIONE ALLA PRESCRIZIONE

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 10527 pubblicata il 22 maggio 2015, nel confermare quanto deciso dalla Corte d' Appello di Perugia in merito alla responsabilita' professionale di un avvocato che aveva lasciato prescrivere il diritto al risarcimento dei danni derivati al cliente a seguito di un incidente stradale, ha sancito importanti principi.

Nella fattispecie l'Avvocato, dopo aver inviato nell'interesse del cliente la richiesta di risarcimento danni alla Compagnia assicuratrice con rituale lettera restata priva di riscontro, aveva informato il cliente ,con successiva lettera , dell'esito negativo della richiesta, precisando di attendere istruzioni dallo stesso circa i tempi di promozione del giudizio, anche ai fini della prescrizione. Stante l'inerzia del cliente, egli aveva ritenuto che il cliente non fosse intenzionato ad intraprendere il giudizio e quindi considerava chiusa la pratica , non svolgendo piu'alcuna attivita' nemmeno per interrompere la prescrizione.

La Corte di Cassazione , con la sentenza de qua, ha ritenuto irrilevante il fatto che il cliente non avesse risposto alla lettera inviatagli dall'Avvocato, atteso che" l'attivita' di interruzione della prescrizione e' tipica del difensore e non richiede alcuna particolare capacita' tecnica ne' uno specifico impegno materiale". Al riguardo la Corte, nel richiamare il parametro della diligenza fissato dall'art. 1176, comma secondo,cod.civ. afferma che " rientra nella ordinaria diligenza dell'avvocato il compimento di atti interruttivi della prescrizione del diritto del suo cliente , i quali, di regola, non richiedono una particolare capacita' tecnica, salvo che ........si presenti incerto il calcolo del termine".

Francamente la decisione della Cassazione desta qualche perplessita'.

Infatti c' e' da chiedersi, sulla base del rigoroso principio sancito dalla Corte, per quanto tempo l'Avvocato, al fine di non incorrere in responsabilita' professionale, dopo aver inviato una prima lettera interruttiva della prescrizione , pur di fronte al disinteresse del cliente che non intenda agire giudizialmente, debba continuare ad inviare lettere interruttive della prescrizione. Due anni, quattro anni, sei anni, tutta la vita?

Non sarebbe piu' conforme a ragionevolezza , pur rispettando il parametro della diligenza di cui al richiamato art. 1176 cod.civ. , ritenere che dopo aver inviato una prima lettera d'interruzione della prescrizione nell'interesse del cliente, l'Avvocato sia esente da qualsivoglia responsabilita' in caso d'inerzia e disinteresse manifestato da quest'ultimo, nonostante le sollecitazioni del professionista?

Non resta che auspicare un rapido cambiamento d'indirizzo della Corte di Cassazione.

VOLTIAMO PAGINA.

PAOLO NESTA

GARANZIE E SVILUPPO DELLA PERSONA UMANA

Nei giorni scorsi e'stata data la notizia che una ragazza, portatrice di handicap, era stata colpita a sassate da alcuni giovinastri in un parco di Milano. E'questo un atto delinquenziale commesso da alcuni balordi , la cui gravita' e' tale che auspicabilmente verra'fatta giustizia presto e bene.

Ferma restando la piu'ferma condanna per gli autori dell'isolato episodio, c'e' da chiedersi se effettivamente i " diversamente abili" che indubbiamente versano in condizioni di debolezza , ricevano adeguata tutela dalla Stato sia a livello legislativo, sia concretamente nell'ambito della vita quotidiana.
Al riguardo la nostra Costituzione parla chiaro quando all'art. 3, secondo comma, prevede espressamente che" E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la liberta'e l'uguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana........".

A livello legislativo ritengo che l'Italia sia ai primi posti nel mondo per la tutela delle persone portatrici di handicap, il problema invece si pone e non poco quando dal riconoscimento legislativo formale si passa all'attuazione concreta dei principi enunciati.
Ed e'qui che emergono in tutta la loro evidenza le disfunzioni, le carenze assistenziali, l' estrema difficolta', se non impossibilita'per i portatori di handicap , di fruire di adeguate strutture che permettano di sviluppare pienamente la loro persona.

Il nostro e'il paese delle regole,numerose e dettagliate, che, pero', finiscono per essere eluse e non rispettate.

Penso , ad esempio, ai non vedenti, all'estrema difficolta'nella quale versano fin dall'inizio della scuola sia per mancanza di personale docente specializzato sia per le difficolta' di trasporto degli stessi nelle strutture scolastiche. Ma ovviamente le carenze strutturali e organizzative riguardano anche tutti gli altri portatori di handicap, che stanno subendo gli effetti della crisi economica e dei conseguenti tagli della spesa imposti dal Governo.
Di tutto questo ne sono consapevoli i nostri governanti, ai quali,pero', di qualsivoglia colore essi siano, non interessa l'attuazione concreta dei principi, pur di carattere costituzionale, che consentano l'uguaglianza dei cittadini e la realizzazione della persona umana, bensi' apparire sensibili alla causa , salvo poi disinteressarsi completamente della realizzazione effettiva dei principi enunciati.

In tal modo si alimenta la sfiducia in generale dei cittadini nelle Istituzioni , e soprattutto di chi e'piu'debole e soffre. E'cio'e'veramente deplorevole e inaccettabile.

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PAOLO NESTA

LO SPECCHIETTO . . . . . .

Questa settimana e'stata approvata la legge che ha inasprito le pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione e ha ripristinato il reato di falso in bilancio.
Il fine dichiarato della legge e'quello di combattere e reprimere la corruzione ed e ' stato detto ai cittadini che tale legge rendera' l'Italia piu' forte.
I cittadini lo sperano vista la vasta diffusione della corruzione, attuata sia per ottenere piu' velocemente i provvedimenti comunque dovuti dalla Pubblica Amministrazione ,sia per aggirare i divieti legislativi. Ma c'e' da chiedersi se effettivamente tali inasprimenti di pena siano sufficienti per risolvere o, comunque, ridurre gli episodi di corruzione , oppure costituiscano uno strumento politico , da utilizzare anche elettoralmente, al fine di creare l'illusione nei cittadini che si agisce seriamente per eliminare la piaga .

Certamente l'inasprimento delle pene puo'avere un'efficacia deterrente, ma, io credo molto limitata e non sufficiente per estirpare le mala pianta della corruzione. Ma non sarebbe molto piu' efficace al riguardo prevedere il sollecito esercizio dell'azione penale, la rapida conclusione del processo e soprattutto la certezza di dover scontare la pena all'esito di un processo celebrato nel pieno rispetto delle garanzie difensive? Perche' non si e' imboccata , a livello legislativo, la via della prevenzione mediante la semplificazione burocratica e delle regole? Perche' non trova pratica e immediata attuazione il principio della trasparenza nell'ambito della Pubblica Amministrazione, penso alle procedure di appalto e alle forniture , dove si approfitta della complessita' e dell'eccessivo numero delle norme vigenti per esercitare il malaffare ?

L' aumento delle pene con relativo aumento del termine prescrizionale non costituisce piuttosto la conferma che lo Stato non e' in grado di concludere i processi penali in tempi ragionevoli e che non tiene in alcun conto il sacrosanto diritto del cittadino di non dover subire per anni e anni il peso, a volte psicologicamente insopportabile, di un processo penale a proprio carico , salvo poi essere assolto ?

L' aver ripristinato il reato di falso in bilancio e' condivisibile. Non e'accettabile,pero', che a fronte delle gravi pene previste, vi sia un'estrema genericita' ed elasticita' delle norme , che dovra' essere colmata dalla giurisprudenza . Tutto cio' non e' in linea con quell'esigenza di certezza del diritto, che e' particolarmente sentita tra gli imprenditori , con ogni evidente danno per gli investimenti, specialmente stranieri e per l'economia italiana.

Siamo di fronte , purtroppo, ai soliti annunci reboanti , senza che il problema si intenda affrontarlo seriamente ed efficacemente. Insomma il solito " specchietto per le ......." , ma i cittadini sanno ben valutare e non si lasciano incantare.

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PAOLO NESTA